Laizu, 24 anni

Salario: 67 euro al mese

Laizu manovra una cucitrice. Viene da un contesto povero e agricolo. Se fosse rimasta nel suo villaggio, probabilmente sarebbe stata costretta a sposarsi. Grazie al lavoro, Laizu e le altre operaie non dipendono più dalle loro famiglie.

Sharif, 25 anni

Salario: 66 euro al mese

Sharif è una donna nata nel corpo di un uomo. In Bangladesh la maggior parte delle persone transessuali – chiamate hijra nel subcontinente indiano – si guadagna da vivere mendicando per strada. In fabbrica uomini e donne possono lavorare insieme e questo ha aiutato Sharif ad avere un ruolo nella società.

Ema, 18 anni

Salario: 66 euro al mese

Produrre ogni giorno abiti destinati ad altri paesi ha avvicinato Ema alle tendenze del mondo occidentale. Appassionata di moda e di social media, Ema ama gli abiti che realizza. Ma questi vestiti sono per gli stranieri e per le ragazze che vanno all’università, non per quelle povere come lei.

Shampa, 30 anni

Salario: 90 euro al mese

Shampa vorrebbe essere una ballerina. Da quando era bambina sogna di salire sul palco. Ma le operaie delle fabbriche d’abbigliamento non possono avere questi sogni. Lavorando 10 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, Shampa teme che non potrà mai realizzare le sue ambizioni.

Nurbanu, 25 anni

Salario: 74 euro al mese

Nurbanu lavorava al Rana Plaza nel 2013, il giorno in cui l’edificio crollò uccidendo quasi 1.200 persone e ferendone migliaia. Nonostante le ferite e gli incubi che non la lasciano in pace, Nurbanu non ha altra scelta che tornare in fabbrica. Per una ragazza poco istruita e con tre figli a carico, l’industria dell’abbigliamento è l’unica opzione.

Nazma, 42 anni

Sindacalista

A 11 anni Nazma ha cominciato a lavorare in fabbrica. A 12 anni è stata licenziata perché protestava contro la dirigenza e a 14 anni ha fondato il suo primo sindacato. Oggi lotta contro le multinazionali e la società tradizionalista del Bangladesh, migliorando le condizioni di lavoro e di vita degli operai.