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Status quo

Nell’estate del 1985 mi trovai alla Wembley Arena di Londra per un concerto dei Dire Straits. Facevano un mucchio di date e spesso c’erano degli ospiti di lusso: a me toccarono T-Bone Burnett, che allora non era ancora lo stupefacente gran maestro delle colonne sonore che sarebbe diventato, e Hank Marvin, leggenda occhialuta del pop british pre-Beatles come leader degli Shadows. Il primo dei tre però era Francis Rossi: l’annuncio del suo nome fu accolto da un boato colossale. “Francis chi?”, mi chiesi io, che poi, tornando a casa, decisi di togliermi la curiosità chiedendo lumi a un tipo che viaggiava con me. Fece una faccia come se gli avessi chiesto chi era Paul McCartney, ripeteva solo “Well, Francis Rossi!”, come se il problema fosse che non avevo capito il nome, non che non sapevo proprio chi fosse. Vabè: è il chitarrista degli Status Quo, gruppo rock la cui fama nel Regno Unito è talmente enorme che, per dirne una, venne scelto per aprire il concertone di Live Aid. A me mancavano completamente.

Nel 1991 i Teenage Fanclub cominciavano il loro album Bandwagonesque con la #canzonedelgiorno, che racconta di una ragazza che veste solo di jeans e si presenta dicendo che vuole andare a prendere qualche disco degli Status Quo. Che dire? Lei sarà anche stata carina, ma io preferisco i Teenage Fanclub. Forse perché vengono da Glasgow.


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