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Bufere d’amore

Il primo disco di Vinicio Capossela a entrarmi in casa è stato Canzoni a manovella, del 2000, regalo di amici invitati a cena che pensavano mi sarebbe piaciuto. Ci avevano azzeccato: è un disco dal sound specialissimo (alla chitarra c’è Marc Ribot!) e m’incuriosì molto su questo cantautore italiano che non conoscevo per nulla. Così decisi di provare subito il suo primo album, All’una e trentacinque circa, che è del 1990 e aveva vinto la targa Tenco come migliore opera prima. Mi piacque molto anche lui, una sorta di Tom Waits casereccio tra storie supertristi di amori finiti, come la #canzonedelgiorno, che mi fece piangere tutti i suoi giusti lacrimoni, e pezzi come quello che dà il titolo all’album, che celebra i bar di provincia e la Chimay. In questi anni Capossela ha continuato a fare cose sempre varie e interessanti. Seguirlo e volergli bene è giusto.


Intanto grazie a Wikipedia ho appena scoperto che in una canzone degli Offlaga Disco Pax è citato come “una specie di cantautore” il Capossela alle prime armi, quando Luciano Ligabue faceva il fonico dell’Arci e a Pavia i suoi concerti si facevano pubblicità con i manifestini appiccicati sui cassonetti.

A Cantù c’è un locale che si chiama come il primo album di Vinicio Capossela. Secondo me lì la Chimay c’è.

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