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Il naufragio più tragico del 2019

Migranti sopravvissuti al naufragio al largo di Al Khoms, Tripoli, il 26 luglio 2019. (Afp)

Sarebbero morte almeno cento persone in quello che secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) è finora il più tragico naufragio del 2019. È avvenuto al largo di Al Khoms, una città 120 chilometri a est di Tripoli. Un centinaio di persone sono state soccorse e riportate indietro in Libia. Secondo quanto riportato dall’équipe di Medici senza frontiere in Libia i sopravvissuti sarebbero 135: “Sono stati salvati da pescherecci e i testimoni oculari parlano di almeno 70 corpi in acqua”.

“Le équipe di Msf hanno fornito cure mediche a due gruppi di sopravvissuti, rispettivamente di 82 e 53 persone. Abbiamo dato prima assistenza e stabilizzato le condizioni più urgenti e abbiamo trasferito 7 persone in ospedale per cure mediche salvavita. I pazienti sono sotto shock e hanno sintomi da pre-annegamento, come ipossia e ipotermia”, ha scritto Msf in un comunicato diffuso dopo il naufragio.

Mortalità triplicata
L’Unhcr ha confermato che i migranti sarebbero stati soccorsi dai pescatori e poi consegnati alla cosiddetta guardia costiera libica. Le notizie sono ancora molto frammentarie. “Le morti continuano ad aumentare, il tasso di mortalità non può che salire. Non ci sono sistemi di salvataggio nel Mediterraneo e continuano le partenze a riprova che il pull factor, il fattore di attrazione da parte delle ong non esiste”, afferma la portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati Carlotta Sami. Le condizioni meteo sono buone e questo incoraggia le partenze: “Questo è sempre un periodo in cui ci sono picchi di partenze, in Libia ci sono molti scontri a fuoco. Stiamo registrando delle partenze multiple, un fenomeno a cui avevamo assistito anche in passato. I trafficanti mettono in mare diverse imbarcazioni”.

Le persone che sono soccorse sono riportate in Libia. Il 24 luglio 38 persone sono state riportate nel centro di detenzione di Tajoura, bombardato il 3 luglio dalle forze aeree del generale Khalifa Haftar. Nel bombardamento sono morte più di cinquanta profughi e i feriti sono stati 130. Secondo i dati raccolti dal ricercatore dell’Ispi Matteo Villa nell’ultimo anno il tasso di mortalità lungo la rotta del Mediterraneo centrale è triplicato: il rischio di morire lungo la traversata è passato dal 2-2,4 per cento del periodo 2014-maggio 2018 al 6,2 per cento del periodo giugno 2018-giugno 2019. Fino al maggio del 2018 moriva una persona ogni 45 di quelle che partivano, mentre nell’ultimo anno muore una persona ogni 14 di quelle che partono dalla Libia. Inoltre il 60 per cento di chi parte è riportato in Libia.

Approvato il decreto sicurezza bis
Nelle stesse ore in cui avveniva il naufragio al largo della Libia, in Italia la camera ha approvato il provvedimento che prevede un’ulteriore criminalizzazione del soccorso in mare. Il cosiddetto decreto sicurezza bis, approvato dal governo il 15 giugno, dovrà ora essere approvato dal senato entro il 13 agosto. La norma si compone di 18 articoli e si occupa di soccorso in mare e di riforma del codice penale in particolare per quanto riguarda la gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni.

Nell’articolo 1 si stabilisce che il ministro dell’interno “può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza, ovvero quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e in particolare si sia compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

La giudice Alessandra Vella ha già detto che il decreto emesso dal ministero dell’interno in applicazione a questa nuova norma contrasta con le leggi internazionali

All’articolo 2 si prevede una sanzione che va da un minimo di 150mila euro a un massimo di un milione di euro per il comandante della nave “in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane”. Come sanzione aggiuntiva è previsto anche il sequestro della nave. È previsto anche l’arresto in flagranza per il comandante che compie il “delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra, in base all’art. 1100 del codice della navigazione”.

Per Luca Masera, professore di diritto penale all’università di Brescia, il testo approvato dalla camera non ha introdotto sostanziali cambiamenti al decreto voluto dall’esecutivo: “È stato confermato l’impianto generale del decreto sicurezza bis, che introduce un contrasto molto forte al soccorso in mare da parte delle ong, si prevedono infatti sanzioni amministrative elevate che arrivano fino a un milione di euro”. Per Masera, però, l’applicazione di questa legge contrasterà con quanto già avvenuto nei tribunali.

“Già nel caso SeaWatch 3, la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento Alessandra Vella ha detto chiaramente che è illegittimo il decreto emesso dal ministero dell’interno in applicazione a questa nuova norma, in quanto in contrasto con le leggi internazionali. C’è da capire che dirà la cassazione, ma se dovesse confermare l’orientamento della giudice questo significherebbe che i decreti emessi dal ministero in applicazione della legge sono illegittimi”.

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