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Le regioni dei delta fluviali rischiano di restare senza terra

Fedeli indù sulle rive del Gange a Calcutta, India, il 28 settembre 2019. (Ranita Roy, Reuters/Contrasto)

Le regioni che ospitano i delta di molti fiumi sono minacciate e potrebbero sprofondare a causa della riduzione del flusso di sedimenti. Secondo i ricercatori Frances Eleanor Dunn e Stephen Darby, su 47 aree analizzate 33 potrebbero ricevere un minore apporto di materiale. La previsione, scrive The Conversation, è preoccupante perché i delta dei fiumi sono tra le aree più densamente popolate e produttive del mondo, e sono già a rischio per altri aspetti legati al cambiamento climatico. L’aumento del livello degli oceani avrà infatti un impatto maggiore sulle aree costiere basse.

Un delta è in equilibrio quando l’apporto di sedimenti compensa la naturale tendenza del terreno a sprofondare. L’equilibrio è alterato dalla costruzione di dighe, che impediscono il flusso dei sedimenti, da cambiamenti nell’uso dei terreni, che causano l’erosione del suolo, e da mutamenti nel regime delle piogge, che possono aumentare l’apporto di materiale. Dallo studio emerge che il fattore più importante è la costruzione di dighe. Tra i delta più a rischio ci sono quelli del Gange-Brahmaputra-Meghna e dell’Indo, in Asia meridionale. Anche il delta del Congo e quello del Niger, in Africa, potrebbero diventare instabili. Un andamento opposto è previsto per il delta del Lena in Siberia, del Limpopo in Africa meridionale e del Mississippi in Nordamerica. Bisognerebbe quindi tenere conto di questi aspetti quando si costruiscono le dighe, concludono i ricercatori.

Questo articolo è uscito sul numero 1332 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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