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Il corriere. The mule e gli altri film del weekend

Il corriere. The mule. (Warner Bros.)

Nel 2005 Earl Stone (Clint Eastwood) è un floricoltore di successo, tanto che diserta il matrimonio della figlia per partecipare a una convention e portarsi a casa un premio per i fiori più belli. Dieci anni dopo la concorrenza dei fioristi online lo costringe a chiudere bottega e quando si presenta alla festa di fidanzamento della nipote (fondamentalmente perché non ha altro da fare), la sua ex moglie e sua figlia gli dicono chiaramente che la sua presenza è per loro motivo di sofferenza e imbarazzo. Ma a Earl, abituato a fare su e giù per gli Stati Uniti con il suo furgone, si presenta una nuova possibilità: fare il corriere per dei trafficanti di droga messicani.


Questa la trama di Il corriere. The mule, una commedia senza fronzoli che dà modo a Clint Eastwood, dall’alto dei suoi 88 anni, di gettare uno sguardo sulla società contemporanea. Con un atteggiamento che è un misto di candore, sfacciataggine e astuzia, Earl affronta ogni cosa con apparente leggerezza ma è abbastanza intelligente da capire che trasportare quintali di droga per i famigerati “cartel” non è esattamente l’ideale per un vecchietto che dovrebbe passare il tempo che gli rimane con le persone care, e non con sicari e prostitute e che quello che fa gli dà la misura del suo fallimento nella vita.

Clint Eastwood non ha mai nascosto di essere un conservatore. Ma il messaggio che lancia attraverso la vicenda di Earl non è di destra o di sinistra, né l’amara riflessione di un uomo anziano che non capisce più i tempi in cui sta vivendo. È un messaggio di una lucidità abbagliante ed è universale, ce n’è per tutti. A un certo punto qualcuno dice a Earl che evidentemente, con l’età ha perso ogni filtro. Earl ridacchiando gli risponde che non sapeva di aver mai avuto filtri. È probabilmente lo stesso Eastwood che ci dice i filtri, in tutti i sensi, non possono e non devono mai soffocare l’umanità e l’intelligenza.


Con Le nostre battaglie di Guillaume Senez planiamo nella provincia francese. Olivier (Romain Duris) lavora in un’azienda dove s’impacchettano e si spediscono prodotti di ogni genere. È un caporeparto e anche un sindacalista, in prima linea per difendere i lavoratori dai ritmi infernali e da una dirigenza che dei lavoratori se ne frega. Ma non sono solo al lavoro le battaglie di Olivier. Da un giorno all’altro la moglie (depressa) se ne va di casa, lasciando Olivier da solo a badare ai due figli piccoli. La vita di Olivier diventa quindi ancora più dura e complicata. Romain Duris è un bravo attore e dà grande umanità al suo personaggio, ottima la direzione di Senez che non cede mai al sentimentalismo, e non sarebbe difficile visto che in giro per casa ci sono due bambini piccoli.


Buoni sentimenti e banlieue in un’altra commedia francese, Il professore cambia scuola di Olivier Ayache-Vidal. François è un insegnante in un prestigioso liceo parigino che subisce una specie di contrappasso e si ritrova in una scuola di periferia. Come dice il regista nell’Anatomia di una scena che ha registrato per Internazionale, il professore farà bene ad adattarsi rapidamente per coinvolgere i suoi studenti e dare a loro, e all’istruzione in generale, una speranza.


In uscita anche Copperman di Eros Puglielli, tornato al cinema dopo tanta tv, con Luca Argentero che veste i panni di un candido supereroe di paese.

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