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La scuola nel campo profughi di Arbat, dove yazidi e arabi studiano insieme. (Monika Bulaj)
Miryam, una piccola profuga, ha trovato rifugio con la sua famiglia nell’antica chiesa caldea dedicata a Maria a Sulaymaniyya. I suoi genitori sono cristiani di Qaraqosh, i curdi che non parlano curdo, pregano in arabo e parlano in aramaico. (Monika Bulaj)
Ragazzi nel campo profughi di Arbat. Molte famiglie arabe sono rimaste senza figli maschi, perché sono andati a combattere. (Monika Bulaj)
Bambine yazide nel campo profughi di Arbat. (Monika Bulaj)
Gli emigrati curdi che vivono in Svezia, Regno Unito e Germania sono rientrati in patria per il Nevroz, il capodanno persiano, e per tre giorni si sono offerti di tagliare i capelli a centinaia di bambini yazidi, arabi e curdi nel campo di Arbat. (Monika Bulaj)
Una donna in cerca di radici commestibili nella pietraia intorno al campo profughi di Arbat. (Monika Bulaj)
Il centro medico di Emergency nel campo profughi di Arbat. (Monika Bulaj)
Profughi arabi nel campo di Arbat. (Monika Bulaj)
Le bambine profughe raccolgono fiori per la festa di Nevroz. (Monika Bulaj)
La preghiera di mezzogiorno ad Arbat. Nel campo vivono separate due grandi comunità: gli arabi e gli yazidi del monte Sinjar, entrambi in fuga dalle violenze del gruppo Stato islamico e dai bombardamenti delle forze governative. (Monika Bulaj)

Lungo il confine con la guerra

Il campo di Arbat è stato aperto nell’agosto del 2013 a pochi chilometri dalla città di Sulaymaniya, nel Kurdistan iracheno: ospita circa 16mila persone tra profughi siriani e iracheni, per la maggior parte curdi.

Secondo le Nazioni Unite dall’inizio della guerra civile nove milioni di siriani hanno dovuto lasciare le loro case: quattro milioni di loro sono fuggiti nei paesi confinanti (Turchia, Libano, Giordania, Iraq). Attualmente sono almeno 200mila i rifugiati siriani che vivono in Iraq: metà di loro sono bambini.

Nel marzo del 2015 la fotografa Monika Bulaj ha realizzato un reportage nel Kurdistan iracheno, nei campi profughi lungo la linea degli scontri, dove Emergency ha costruito e gestisce i centri medici per assistere migliaia di profughi iracheni e siriani.

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