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L’immagine fa parte del progetto Spanish village dedicato a un villaggio rurale durante la dittatura di Francisco Franco e fu pubblicata dalla rivista Life nel 1951. Eugene Smith ritoccò lo sguardo della madre e della figlia che nella versione originale guardavano in macchina. (Eugene Smith)
Nel 2006 il fotografo Adnan Hajj ha modificato il cielo dell’immagine per drammatizzare l’esplosione avvenuta nella città di Beirut, in Libano, e far apparire i danni più gravi. La foto è stata pubblicata su diversi giornali finché un blogger non ha scoperto la manipolazione. (Adnan Hajj)
Arthur Rothstein ha fotografo in diversi luoghi lo stesso teschio di bue per raccontare la siccità nel South Dakota nel 1936. (Arhtur Rothstein, Library of Congress/The Crowley company)
La pagina Facebook del canale televisivo FOX13 Memphis con un’immagine di scontri, il 27 aprile 2015. La tv l’ha usata per descrivere le proteste a Baltimora dopo la morte del nero Freddie Gray, ma in realtà era una foto di proteste in Venezuela scattata un anno prima.
Nel giugno del 1994 le riviste Time e Newsweek pubblicarono in copertina la stessa foto segnaletica del giocatore di football e attore statunitense O.J. Simpson. Rispetto a Newsweek, Time aveva scurito la pelle di Simpson. (Matt Mahurin)
Le piramidi di Giza, in Egitto, sulla copertina del National Geographic del febbraio 1982. L’immagine originale era stata scattata in orizzontale e fu ritoccata per essere usata in copertina. In questo modo le piramidi sembrano una accanto all’altra. Quando la rivista uscì in edicola il fotografo Gordon Gahan non ne sapeva nulla. (Gordon Gahan)
L’immagine scattata alla fine della seconda guerra mondiale mostra dei soldati che sventolano una bandiera sovietica a Berlino come simbolo della vittoria sui nazisti. I soldati sono stati messi in posa con la bandiera. In seguito il fotografo ha aggiunto il fumo delle esplosioni e ha rimosso un orologio dal polso di uno dei soldati. (Evgenij Chaldej)
L’immagine è stata scattata durante i primi giorni dell’invasione in Iraq nel 2003. Nell’immagine, un soldato britannico a Bassora avverte dei civili di proteggersi dai bombardamenti. Dopo la pubblicazione un redattore si rese conto che sullo sfondo alcune persone comparivano due volte. Il fotografo ammise di aver unito due immagini scattate a pochi secondi di distanza per migliorare la composizione. (Brian Walski, Los Angeles Times)
Numerosi giornali pubblicarono la prima immagine, diffusa dalla guardia rivoluzionaria iraniana. La didascalia del Los Angeles Times del 10 luglio del 2008 diceva che erano stati lanciati quattro missili. In realtà erano solo tre, il quarto era stato aggiunto con Photoshop. (Guardia rivoluzionaria iraniana)
L’immagine mostra una coppia in un’auto a Charleroi, in Belgio. Le persone nella macchina sarebbero state messe in posa dal fotografo e anche l’illuminazione sarebbe stata creata per lo scatto. A Giovanni Troilo è stato ritirato il premio del World press photo. (Giovanni Troilo)

Gli inganni della fotografia 

Le manipolazioni e gli inganni sono sempre esistiti nel mondo della fotografia. Ma secondo Michael Kamber, fondatore del Bronx documentary center e curatore della mostra Altered images: 150 years of posed and manipulated documentary photography, le conseguenze legate a queste operazioni oggi stanno diventando più gravi. E questo soprattutto con l’arrivo del digitale.

Prima del digitale pochi fotografi sapevano ritoccare un’immagine ma avevano altri modi di alterare la realtà. Per esempio, nel 1936 Arthur Rothstein fu accusato di aver raccontato la siccità in South Dakota usando e spostando un teschio di bue nelle diverse inquadrature. E la famosa fotografia di Evgenij Chaldei della bandiera sovietica che sventolava a Berlino sul Reichstag, dopo l’entrata dell’Armata rossa nella città tedesca, è frutto di diverse manipolazioni riguardanti lo sfondo, l’azione e i soldati ritratti.

Oggi ritoccare un’immagine è un’azione più diffusa e più accessibile, e questo non solo tra gli amatori ma anche tra i professionisti. Un esempio recente è il progetto del fotografo italiano Giovanni Troilo, Il cuore nero dell’Europa, sulla città di Charleroi in Belgio, squalificato dopo aver vinto il primo premio nella categoria Contemporary issues al World press photo. Uno dei motivi del ritiro del premio era legato ad alcune immagini in cui le persone erano state messe in posa.

In questa occasione si è riacceso il dibattito sul confine tra arte e fotografia, e secondo Kasper la distinzione dovrebbe essere chiara. La questione è legata anche al fatto che online si trovano centinaia di migliaia di immagini spesso usate anche dai giornali senza che siano verificate le fonti.

Per esempio, ad aprile, durante gli scontri a Baltimora per la morte di Freddie Gray, un canale televisivo statunitense ha postato una foto su Facebook per descrivere la protesta e invece si trattava di un’immagine scattata in Venezuela un anno prima.

La mostra al Bronx documentary center durerà fino al 2 agosto 2015.

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