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La spiaggia di Rosignano Solvay, 2014. (Niccolò Cozzi)
Un uomo pesca su una spiaggia di Rosignano Solvay, 2015. (Niccolò Cozzi)
Una zona residenziale vicino allo stabilimento chimico di Rosignano Solvay, 2014. (Niccolò Cozzi)
Turisti sulle spiagge di Rosignano Solvay, 2014. (Niccolò Cozzi)
Un deposito di rocce calcaree all’interno dello stabilimento Solvay, 2014. (Niccolò Cozzi)
Una donna su una spiaggia di Rosignano Solvay, 2014. (Niccolò Cozzi)
La stazione di Rosignano Solvay, raggiunta quotidianamente da treni carichi di calcare, usato per produrre soda e bicarbonato, 2014. (Niccolò Cozzi)
Bambini giocano nel canale di prelievo di acqua marina della sodiera di Rosignano Solvay. L’acqua serve per il raffreddamento nei processi industriali, 2014. (Niccolò Cozzi)
Una ragazza osserva la sodiera di Rosignano Solvay, 2014. (Niccolò Cozzi)
Un punto di ristoro su una delle vie di accesso alle Spiagge Bianche, 2015. (Niccolò Cozzi)

I finti tropici della Toscana

Le Spiagge Bianche sono un tratto di costa di circa quattro chilometri, nel comune di Rosignano Marittimo, in Toscana, che si estendono tra le frazioni di Rosignano Solvay e di Vada.

Nella stagione estiva attirano numerosi turisti italiani e stranieri grazie al colore bianco della sabbia e l’acqua cristallina. Ma dietro al paesaggio quasi tropicale si nasconde un grande rischio di inquinamento ambientale.

Secondo il rapporto del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, il tratto è tra le coste più inquinate del Mediterraneo.

L’insolito colore della sabbia infatti è conseguenza degli scarichi di carbonato di calcio dell’impianto del gruppo Solvay, situato a Rosignano Solvay, a circa un chilometro dalla costa, costruito nel 1912.

Dopo l’attivazione dell’impianto, nel 1914, intorno alla fabbrica sorse un nucleo urbano di strade, case e centri ricreativi, costruiti per ospitare il numero sempre maggiore di impiegati e operai.

Le Spiagge Bianche si sono formate dalla deposizione degli scarichi idrici dell’industria (oggi sono circa centomila tonnellate annue) diretti verso il mare e composti da residui di calcare (circa il 90 per cento del totale), metalli pesanti bioaccumulabili (tra tutti mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo), ammoniaca e solventi organici.

Gli interessi economici intorno allo stabilimento sono molteplici. Il gruppo Solvay è tra le più grandi aziende chimiche al mondo e la sola sodiera di Rosignano copre la quasi totalità del fabbisogno di carbonato di sodio dell’industria italiana.

Inoltre, la popolazione locale da decenni sfrutta commercialmente l’effetto dell’inquinamento durante l’estate grazie al grande richiamo che garantisce il litorale.

Le foto di Niccolò Cozzi sono state scattate tra il 2014 e il 2015.

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