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Abdel Rahman Alali, (dietro sulla sinistra), 29 anni, era un pediatra a Hama, in Siria. È fuggito dal suo paese a maggio del 2014 e ha viaggiato per sette mesi durante i quali è stato in prigione a San Pietroburgo e quattro mesi in Ucraina, prima di arrivare a Berlino a dicembre. A marzo, Judith Roëll (dietro al centro), 38 anni, fisioterapista, ha conosciuto Alali attraverso un amico che faceva il volontario nel centro in cui era ospitato e lo ha invitato a restare a casa sua. Adesso Alali parla il tedesco e ha avuto varie offerte di lavoro in due ospedali. (Joakim Eskildsen)
Hasan Maaz, 32 anni, con sua moglie Nahed Sikkarit, 24 anni, e i loro due figli di 7 e 4 anni in un centro di accoglienza a Berlino dove vivono da un mese. La coppia ha deciso di lasciare Aleppo quando una bomba è esplosa a 50 metri dalla loro casa. (Joakim Eskildsen)
Bambini giocano nel cortile di un centro di accoglienza nel quartiere di Wilmersdorf, a Berlino. Prima era la sede del municipio che alcuni volontari hanno trasformato in un centro per rifugiati a metà agosto. (Joakim Eskildsen)
Britta Leben, una studentessa tedesca di 27 anni, aiuta Zakaria ed Edelbi di 31 anni. Edelbi è arrivata a Berlino nel 2014 lasciando la Siria. I suoi tre figli l’hanno raggiunta a marzo del 2015. Dalla fine di agosto vive con loro in un piccolo appartamento. (Joakim Eskildsen)
Abdelkader Abili, 16 anni, è arrivato ad agosto a Berlino dopo tre mesi di viaggio con suo zio. Ora è in un centro di accoglienza di Berlino. Ha ottenuto il diritto di asilo e poiché è minorenne può chiedere di portare a Berlino il resto della sua famiglia. (Joakim Eskildsen)
Muhammad Han Ali, 26 anni, in un centro di accoglienza permanente di Buch. Ad Aleppo gestiva tre ristoranti con suo fratello. Ha lasciato la Siria nel 2012 viaggiando per la Libia, l’Egitto e la Turchia prima di arrivare in Germania nel novembre del 2014. (Joakim Eskildsen)
Marlene Allaoui (al centro) ha incontrato Abdullah Faran, 26 anni, a destra, e Mahmoud Abu Horan, 27 anni, mentre dormivano in strada a Berlino. Allaoui ha ospitato nove migranti nel suo appartamento da agosto del 2015. (Joakim Eskildsen)
Hasan Maaz, 32 anni, aveva un piccolo negozio di telefonia ad Aleppo dove lavorava con sua moglie di 24 anni, parrucchiera. Ora vivono in un centro di accoglienza a Berlino. (Joakim Eskildsen)
Il marito di Marya Sharifi è stato ucciso tre anni fa dai taliban e suo figlio di 16 anni ha cominciato a essere minacciato. Così sono fuggiti dalla Siria e sono arrivati a Berlino ad agosto, ma il centro di accoglienza era pieno. Una famiglia di tedeschi li ha accolti per cinque giorni prima di trovare un altro centro dove sono potuti restare. (Joakim Eskildsen)
Alaa Maaz (a sinistra), 32 anni, e suo cugino Ibrahim Maaz di 35, in un centro di accoglienza di Berlino. Ibrahim vorrebbe portare in Germania anche sua moglie e la sua famiglia che sono in Turchia. (Joakim Eskildsen)
Basar al Rifai, il secondo da destra, 30 anni, ha lasciato Homs, in Siria, ed è arrivato a Berlino ad agosto. Ha incontrato Fabian Reik che ha chiesto ai suoi due figli di condividere la loro stanza con lui. (Joakim Eskildsen)

Il lato migliore della Germania

Mentre i leader europei stanno lavorando a un accordo per la creazione di nuove strutture di accoglienza per circa centomila profughi e migranti, i cittadini s’ingegnano per trovare altre soluzioni.

In Germania, dove si stima che quest’anno le richieste d’asilo saranno 800mila, si sono moltiplicate le esperienze di accoglienza ai profughi. A settembre la giornalista di Time Naina Bajekal e il fotografo danese Joakim Eskildsen hanno incontrato a Berlino decine di afgani e siriani accolti nelle case di comuni cittadini tedeschi, che hanno agito in maniera indipendente e si sono organizzati per offrire ai migranti casa, assistenza, corsi di lingue o di cucina.

“Questa esperienza ha allargato i miei orizzonti”, ha raccontato a Time Judith Roëll, che ospita un profugo siriano in casa. Secondo lei più le persone avranno contatti con i profughi, più la società tedesca diventerà tollerante. “Una crisi che in altre parti d’Europa ha fatto emergere il peggio, sta svelando il lato migliore della Germania”.

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