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Dignity and humiliation: a marginalized territory in Lanyu, 1987. (Guan Xiao-Rong)
The architecture of insurgency, 2014. (Johnny Gin)
Landscaped artifacts, 2013. (Lau Chi Chung)
A moment of beauty: betal nut girls, Taiwan. (Chen Chin-Pao)
Nocturne, 2008, Hong Kong. (Alfred Ko Chi-Keung)
Border, 2012-2015, Hong Kong. (Terry Ng)
Stage, 2011, Taiwan. (Shen Chao-Liang)
We live. (Lam Chun Tung)
Japan 311, 2011, Hong Kong. (Vincent Yu)
Momento mori, 2011-2012, Taiwan. (Tou Yun-Fei)
Time, 1959-2013, Taiwan. (Chang Chao-Tang)
89 Tiananmen: remains for collection, Taiwan. (Wong Kan Tai)

Nuovi sguardi dall’Asia

L’Angkor photo festival è l’evento fotografico più longevo del sudest asiatico, e con mostre e workshop dà spazio sia agli autori emergenti sia a quelli più affermati, con una particolare attenzione ai talenti provenienti dall’Asia.

Nell’undicesima edizione, il festival cambogiano propone più di 130 fotografi e per il secondo anno tornano le rassegne GreenLight exhibition series e The impact project, dedicate a tematiche ambientali e sociali. Come James Whitlow Delano che con Scorched earth documenta l’inquinamento in Cina o Vlad Sokhin che racconta la vita a Kiribati, una piccola isola nel Pacifico destinata a scomparire a causa dell’innalzamento del livello delle acque e dell’erosione delle coste.

Una delle sezioni più interessanti del festival è lo spazio che ogni anno è affidato a un curatore speciale. Per il 2015 gli organizzatori hanno scelto Kevin Wy Lee, fondatore di Invisible photographer Asia, una piattaforma per artisti e fotografi. Come racconta Lee “quando si parla di fotografia dall’Asia orientale, la Cina e il Giappone dominano le conversazioni. Grazie all’occasione che mi ha dato l’Angkor photo festival, ho preferito presentare grandi autori da Taiwan e Hong Kong di età e con esperienze diverse, in grado di incarnare discorsi sull’identità e sull’esistenza”.

Il festival si svolgerà dal 5 al 12 dicembre 2015.

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