×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Construction time again, Svizzera, 1983. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
The big tie #12, Broadgate, Londra, 1987. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
Martin, Elsynge Road, Wandsworth, Londra, 1977. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
Office dance, Stockley park, Londra, 1986. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
London by night #22, Londra, 1986. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
George Cooper, direttore Thames tv, Londra, 1974. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
A broken frame, Regno Unito, 1982. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
Carpentiere, Broadgate, Londra, 1986. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
Stanley Prince, general manager di Stylewear, Birkenhead, Regno Unito, 1979. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)
Rush hour, London bridge, Londra, 1974. (Brian Griffin, Per gentile concessione della galleria Steven Kasher)

Il realismo capitalista di Brian Griffin

Brian Griffin (Birmingham, 1948) è stato definito dalla rivista British Journal of Photography come il fotografo britannico più imprevedibile e influente degli ultimi decenni. Usando il linguaggio della fotografia commerciale, ha dato vita a uno stile molto personale con cui tra la fine degli anni settanta e i novanta ha raccontato vittime ed eroi del thatcherismo e della globalizzazione.

Griffin ha inventato un nuovo approccio ironico e complesso ai ritratti dei grandi manager, dei colletti bianchi e degli operai. I suoi soggetti possono sembrare seducenti, scemi, intelligenti, boriosi e comunque privati della loro identità per diventare i simboli storici e sociali delle professioni che rappresentano.

È il “realismo capitalista”, un genere elaborato da Griffin, parodia del realismo socialista e nutrito dal mondo dello scrittore Franz Kafka, del regista Jacques Tati e del cinema espressionista tedesco, dove i luoghi di lavoro diventano il suo palcoscenico per raccontare le angosce di un decennio.

Chi non conosce Brian Griffin avrà sicuramente visto una delle sue produzioni come fotografo musicale. Infatti ha collaborato con artisti che hanno definito il pop degli anni ottanta come Elvis Costello, Devo, Siouxsie & the Banshees, The Clash e i Queen. Sua è la copertina di Ocean rain degli Echo & the Bunnymen ma soprattutto Griffin ha modellato l’immagine degli esordi di un allora giovane gruppo synth pop di Basildon: i Depeche Mode.

Alla galleria Steven Kasher di New York è in corso la prima retrospettiva statunitense dedicata al grande fotografo, che si concluderà il 9 aprile 2016.

pubblicità