Ai confini di Roma
A Tor Pagnotta, in un contesto storicamente caratterizzato da numerose tenute agricole e dall’estrazione di leucitite basaltica (cioè il tipico sampietrino romano), è stato costruito un nucleo urbano per ventimila residenti isolato dal contesto: un progetto fortemente osteggiato da associazioni ambientaliste e comitati cittadini. A Monte delle Piche si trova uno dei Casali Maccaferri, un tipico esemplare dei fabbricati che ospitarono i primi coloni marsicani giunti a Roma dopo il terremoto di Avezzano del 1915. All’inizio della via Casilina Vecchia, incastrata tra la ferrovia e l’acquedotto Felice, esiste un’area verde recuperata dalla cittadinanza. Borgata Centroni, originariamente un agglomerato di vigne assegnate ai veterani della seconda guerra mondiale, nel corso dei decenni si è trasformata in una borgata informale caratterizzata dall’assenza di servizi e spazi pubblici.
Roma detiene il primato di comune agricolo più grande d’Europa, con il 45 per cento del suo territorio destinato all’agricoltura. Ma è anche una realtà piena di contraddizioni. Lo documenta il lavoro del fotografo Giuseppe Moccia Vedute da un margine incerto. Roma rovesciata, che per tre anni ha fotografato la capitale nel tentativo di comprendere il legame attuale tra centro, periferia e campagna.
Il viaggio di Moccia attraversa la storia e la geografia di una città le cui
mutazioni sono cominciate nel 1870, quando i latifondi dell’aristocrazia terriera
romana e dell’asse ecclesiastico sono stati fatti rientrare nel territorio comunale: dalle borgate, alle storiche tenute agricole, dalle nuove aree di costruzione alle periferie che s’incuneano nel centro dell’Urbe, queste fotografie ci raccontano un dialogo costante fra la città e ciò che si pone ai suoi sempre più labili confini, metafora di una dimensione del vivere che si estende a tutto il territorio nazionale.
La mostra è aperta all’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione di Roma fino al 20 maggio 2016.