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La copertina dell’album Aladdin Sane, 1973. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Scary monsters (and super creeps), smoking, 1980. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Ziggy Stardust, 1972. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Sul set per le foto di Lodger, 1979. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Una diapositiva di Lodger, 1979. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Durante le riprese del film L’uomo che cadde sulla Terra, 1976. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Aladdin Sane, new eyes open, 1973. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Al trucco sul set di Scary monsters, 1980. (Brian Duffy, Duffy Archive)
Scary Monsters (and super creeps), colore, 1980. (Brian Duffy, Duffy Archive)
White sands, New Mexico, 1976. (Brian Duffy, Duffy Archive)

Diciotto anni con David Bowie

David Bowie (1947-2016) è stato un artista della reinvenzione, che ha influenzato la musica pop del novecento con ogni nuovo album. Ma è stato anche uno degli artisti più fotografati, e davanti all’obiettivo si è trasformato in tanti personaggi che incarnavano le idee e le suggestioni di cui voleva farsi interprete.

Brian Duffy ha preso parte alle reinvenzioni di Bowie nel corso di un rapporto professionale durato 18 anni. Suo è il ritratto dell’artista britannico nelle vesti di Aladdin Sane e il lampo disegnato sul volto. Era con lui anche prima, con Ziggy Stardust, e dopo, quando nacque il Duca Bianco e per gli album Lodger (1979) e Scary monsters (and super creeps) (1980).

Brian Duffy (1933-2010) era semplicemente Duffy. Nato a Londra da genitori irlandesi, è stato uno dei fotografi che ha documentato e vissuto in prima persona i swinging sixties. Insieme ai colleghi Terence Donovan e David Bailey, formava la “trinità nera” (black trinity), secondo l’affettuosa definizione del fotografo Norman Parkinson. “Prima degli anni sessanta, un fotografo di moda era alto, magro e camp. Ma noi tre siamo diversi: bassi, grassi ed etero!”, diceva Duffy.

Tra gli anni sessanta e settanta sono state poche le celebrità che non si sono fermate davanti al suo obiettivo: John Lennon, Jane Birkin, Michael Caine, William Burroughs, solo per citarne alcuni. Nel 1979, stanco e deluso dall’ambiente, cercò di celebrare un falò rituale con tutti i suoi negativi perché non aveva più nulla da dire con la macchina fotografica. Per fortuna l’intervento dei vicini evitò che andasse tutto distrutto. Negli anni ottanta si occupò soprattutto di pubblicità e videoclip, dirigendone alcuni per gli Spandau Ballet, gli Human League e gli Abc. Nel 2009 il figlio Chris lo convinse a tornare alla fotografia. La sua storia è stata raccontata dal documentario della Bbc The man who shot the 60’s.

Le fotografie scattate a David Bowie sono raccolte nel libro Bowie by Duffy, con cui debutta ufficialmente la casa editrice LullaBit, e che sarà presentato il 6 maggio alle 18.30 negli spazi della galleria Ono arte contemporanea di Bologna. Il volume è il primo di una collana, realizzata in collaborazione con la galleria, dedicata alle foto che sono entrate nella storia del pop e del rock.

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