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Osama Abdul Mohsen inciampa con il figlio Zaid dopo lo sgambetto della giornalista Petra László, nel villaggio di Röszke, in Ungheria, l’8 settembre 2015. (Marko Djurica, Reuters/Contrasto)
Osama Abdul Mohsen, al centro, scende gli scalini della sua nuova casa a Getafe, in Spagna, il 17 settembre 2015. (Andrea Comas, Reuters/Contrasto)
Le lezioni di spagnolo in un centro di Getafe, il 21 aprile 2016. (Sergio Perez, Reuters/Contrasto)
Osama Abdul Mohsen in panchina alla fine degli allenamenti nella scuola calcio a Villaverde, un quartiere di Madrid, il 14 aprile 2016. (Sergio Perez, Reuters/Contrasto)
Un gagliardetto della scuola calcio di Getafe appeso nella casa di Osama Abdul Mohsen, il 21 aprile 2016. (Sergio Perez, Reuters/Contrasto)
Osama Abdul Mohsen con due giocatori della scuola calcio di Getafe, il 14 aprile 2016. (Sergio Perez, Reuters/Contrasto)
Osama Abdul Mohsen nello spogliatoio con i giocatori, il 24 aprile 2016. (Sergio Perez, Reuters/Contrasto)
Osama Abdul Mohsen con il figlio Zaid, il 14 aprile 2016. (Sergio Perez, Reuters/Contrasto)

La nuova vita del profugo fatto cadere alla frontiera ungherese

Osama Abdul Mohsen è un profugo siriano fuggito dalla città di Deir el Zor.

L’8 settembre 2015, mentre Mohsen cercava di fuggire dal centro di identificazione di Röszke, al confine tra Serbia e Ungheria, con in braccio suo figlio Zaid, Petra László, un’operatrice televisiva ungherese gli tirò un calcio che lo fece cadere a terra insieme a suo figlio. Quelle immagini fecero il giro del mondo, e la donna fu subito licenziata.

Mohsen adesso vive in Spagna insieme a Zaid, che ha 8 anni, e a Mohammed, un altro dei suoi figli. Dopo aver visto le immagini dello sgambetto, la Cenafe, la scuola di calcio di Getafe, una cittadina a sud di Madrid, ha deciso di aiutare l’uomo e la sua famiglia a ottenere il permesso di soggiorno e una casa. Mohsen, che in Siria faceva l’allenatore di calcio in una squadra di serie A, adesso lavora come impiegato alla Cenafe e a volte partecipa agli allenamenti della squadra. La moglie di Mohsen è ancora in Siria, a Mersin, insieme agli altri due figli, in attesa di ricevere il permesso di soggiorno. Secondo le quote stabilite dalla Commissione europea, il governo spagnolo ha il dovere di accogliere 9.323 richiedenti asilo, ma alla fine del 2015 ne erano arrivati solo 18.

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