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Autoritratto, 1956. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
Donna armena discute con un poliziotto a New York, 1956. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
New York, marzo 1954. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
Senza data e luogo. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
Luogo sconosciuto, gennaio 1956. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
Audrey Hepburn alla prima di My fair lady all’Rko palace theatre, a Chicago, il 23 ottobre 1964. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
New York, il 27 luglio 1954. (John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
Chicago, senza data. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
Senza luogo, 1958. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)
Senza luogo, 1978. (Vivian Maier, John Maloof collection/Per gentile concessione della galleria Howard Greenberg)

Nelle mani di Vivian Maier

Dall’8 ottobre gli spazi dell’Arengario di Monza ospiteranno una mostra di Vivian Maier, la fotografa scoperta per caso da un collezionista e che ora è considerata un’esponente essenziale nella storia della street photography.

Vivian Maier nasce a New York nel 1926, da madre francese e padre austriaco. Cresce in Francia, dove scatta le prime foto con una Kodak Brownie, una fotocamera molto popolare e semplice da usare. Nel 1951 torna negli Stati Uniti e comincia a lavorare come bambinaia per le famiglie benestanti di New York e Chicago. Non esce mai di casa senza la macchina fotografica, una Rolleiflex: scatta in maniera quasi compulsiva, senza mostrare le sue foto a nessuno. Molti di questi rullini non riuscirà mai a svilupparli. Alla fine degli anni novanta Maier è in gravi difficoltà economiche; non riesce più a pagare il deposito dei suoi negativi, custoditi in un magazzino, e li vende all’asta.

A comprare l’archivio di Maier è John Maloof, un giovane agente immobiliare che sta cercando vecchio materiale iconografico su Chicago. Per 380 dollari Maloof si porta via una cassa contenente i più disparati oggetti personali di Maier e soprattutto centinaia di rullini e negativi. A questo punto comincia una vera e propria indagine sulla vita di questa misteriosa bambinaia con l’hobby per la fotografia. Maloof pubblica alcuna di queste foto su Flickr, chiedendo agli utenti se conoscono la donna. La ricerca diventa virale, e si conclude con la scoperta di una delle storie più sorprendenti nella fotografia del ventesimo secolo. Con Alla ricerca di Vivian Maier, nel 2015 Maloof vince l’Oscar per il miglior documentario.

La mostra di Monza Vivian Maier. Nelle sue mani, aperta fino all’8 gennaio, raccoglie più di un centinaio di fotografie, molte delle quali mai esposte in Italia, sia in bianco e nero che a colori. L’evento è accompagnato da una serie di incontri per approfondire l’opera della fotografa.

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