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Sul tram 3. “Il tram numero 3 sferraglia sulla strada che tutti i giorni mi porta a lavoro. Sono tre anni che fotografo i volti delle persone che per caso mi sono accanto durante il mio tragitto”. (Vincenzo Metodo)
Foo dëkk? (Dove abiti tu?) Amahoro, un centro Sprar nel comune di Marcellina. La storia di due ragazzi del Mali, Sarabba e Sidibbe, che grazie al centro Amahoro, hanno trovato lavoro. (Serena Vittorini)
Not here, Per continuare a esistere. Palazzo di vetro, viale delle Province, Roma. (Daniela Manco Lucia)
Invisible children. Sono 65 le strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati presenti nel Lazio, una di queste è il centro notturno A28, in via Aniene a Roma. Finora il centro ha offerto protezione a più di 1.500 minori: l’età media dei minori accolti è di 15 anni. Il centro A28 è una alternativa alla strada, per i minori stranieri in transito su Roma, ovvero per i giovani tra i 9 e i 18 anni che fuggono da paesi colpiti da guerra e violenza, come Afghanistan ed Eritrea, e sono diretti verso il centro e il nord dell’Europa. (Carolina Munzi)
Sorelle musulmane. Venerdì. Ore 13.30. Grande moschea di Roma. (Francesca Landini)
Nascondere / na·scón·de·re / Celare la propria identità, non manifestare sentimenti, intenzioni, opinioni. Il progetto racconta le storie di cinque ragazzi affrontando il tema dell’omosessualità. (Martina Zanin)
Laboratorio di vita. Karalò è una parola Mandinga che significa sarto. Il laboratorio sartoriale è nato Jassey, Malang, Adama e Muyey che facevano questo lavoro nei loro paesi di origine, Gambia e Mali. (Alessando Maroccia)
Dietro lo sguardo. “Raccontare attraverso gli occhi degli immigrati quello che i loro occhi hanno visto, per conoscere chi c’è dietro quello sguardo”. (Luca Cascianelli)
Storie di fiume nasce dagli incontri talvolta casuali lungo il tratto della via Francigena che costeggia il fiume Aniene, Roma. (David Pagliani Istivan)
Momentaneamente qui è un progetto di documentazione delle attività del laboratorio fotografico realizzato nel centro per supporto, orientamento e protezione a minori stranieri e neocomunitari non accompagnati, Civico Zero a San Lorenzo, Roma. (Simona Scalas)
Emigrat. Oggetti di uso quotidiano, spesso definiti banali assumono un valore comunicativo fondamentale: l’identità di chi li possiede. Le storie di quattro uomini con una caratteristica comune: l’arte. (Melissa Pallini)
Night workers. (Diletta Bisetto)

Racconti d’integrazione

Generazioni diverse di migranti, palazzine occupate, centri diurni e notturni per minori non accompagnati. E poi negozi aperti di notte, botteghe, centri di culto. Sono alcuni dei luoghi ritratti dai dodici fotografi che hanno partecipato al progetto e alla mostra Più culture: migranti nel Municipio II di Roma.

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra i giovani fotografi dell’Istituto superiore di fotografia di Roma e l’associazione Piuculture, che organizza corsi di italiano per stranieri e gestisce un sito di notizie che documenta dal 2011 la presenza di cittadini stranieri nel quartiere. Il risultato di questa collaborazione è il racconto di undici zone, con più di 167mila abitanti, di cui oltre ventimila stranieri, dedicato alle trasformazioni sociali e culturali del Municipio II di Roma.

Sul tram 3 è il titolo del lavoro di Vincenzo Metodo, cominciato nel 2014 con un iPhone, prima per necessità e poi per scelta. I volti dei passeggeri del tram sono “una specie di diario personale che mi ricorda quante volte sono stato negli occhi di un altro senza che me ne rendessi conto”, ha spiegato Metodo.

Daniela Manco e Melissa Pallini hanno raccontato la quotidianità delle persone che vivono nella casa occupata di viale delle Province. Mentre il lavoro di Martina Zanin, Nascondere, racconta le storie di cinque ragazzi affrontando anche il tema dell’omosessualità. Simona Scalas invece ha seguito i ragazzi che hanno partecipato a un laboratorio fotografico di un centro diurno per minori non accompagnati.

La mostra al Goethe institut, curata da Eliana Bambino, sarà aperta fino al 27 maggio 2017.

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