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Un sentiero nei boschi della valle del Rovigo. (Giancarlo Barzagli)
Rifugio: nell’estate del 1944 fu la sede della compagnia Ivan, appartenente alla 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. (Giancarlo Barzagli)
La 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. (Giancarlo Barzagli, Per gentile concessione del Cidra di Imola)
Tristano, partigiano appartenente alla 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. (Giancarlo Barzagli)
La 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. (Giancarlo Barzagli, Per gentile concessione del Cidra di Imola)
L’ingresso di uno dei tunnel scavati dall’esercito tedesco durante la fortificazione della linea gotica. (Giancarlo Barzagli)
Buono di requisizione con la firma del Moro, commissario politico della brigata. (Giancarlo Barzagli, Per gentile concessione del Cidra di Imola)
Nell’estate del 1944 una casa nella valle dell’Otro fu la sede di una delle compagnie della 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. (Giancarlo Barzagli)
Giacomo, partigiano della 36ª brigata Garibaldi Bianconcini. (Giancarlo Barzagli)
Rimboschimenti di conifere piantati nel dopoguerra ricoprono quelli che un tempo erano campi e pascoli. (Giancarlo Barzagli)
La valle del fiume Rovigo. Nell’estate del 1944 la 36ª brigata Garibaldi Bianconcini si rifugiò nelle case coloniche di questa valle, nel centro della linea gotica. (Giancarlo Barzagli)

Lungo la linea gotica

Grüne Linie, linea verde, è il nome che l’esercito tedesco aveva dato alla linea gotica, il sistema di fortificazioni creato durante la seconda guerra mondiale lungo l’Appennino per frenare l’avanzata dell’esercito alleato verso nord. Era la linea della guerra che divideva l’Italia in due: a nord i tedeschi e a sud gli alleati.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, le formazioni partigiane si raccolgono nei boschi dell’Appennino per organizzare la Resistenza e sostenere le forze alleate.
L’area si rivela un fronte difensivo naturale, che viene irrobustito con massi, legna e fossati.

Seguendo quei sentieri, il fotografo Giancarlo Barzagli è andato alla ricerca dei segni della memoria, concentrandosi su una piccola valle dell’Appennino toscoromagnolo.

“Per chi, come me, è cresciuto in questi boschi, la memoria del conflitto è stata dapprima l’inconsapevole sfondo dell’infanzia, quando costruivamo fortini nelle vecchie trincee ed esploravamo i ruderi delle case coloniche come castelli in rovina. Poi, con gli anni, i racconti, i residui bellici, le grotte, hanno acquisito un significato più profondo”, spiega Barzagli.

“Questo, insieme alla consapevolezza della volatilità della memoria, custodita per lo più nel racconto orale dei pochi testimoni ancora in vita, ha generato l’urgenza di documentare ciò che si nasconde nei boschi che oggi ricoprono la montagna”.

Grüne Linie diventerà un libro fotografico accompagnato da un racconto inedito di Wu Ming 2 e da una mappa con itinerari tematici.

Qui la campagna di crowdfunding lanciata dal fotografo per raccogliere fondi.

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