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Seconda fila a Claiborne avenue, New Orleans. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Gerardo De Souza con il cugino che indossa la maschera della “morte padrone”, uno dei personaggi della cerimonia afro-brasiliana Bouryian, sulla spiaggia di Ouidah, in Benin, 2011. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Carnevale a Jacmel, Haiti. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Il ritratto di una donna nera libera del 1875 esposto al Musée de free people of color, New Orleans. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Eba Emerida Augustin e Sergio Ramo impersonano la regina e il re del Carabalí Olugu, originariamente Cabildo de nación africana, al carnevale di Santiago de Cuba, 2015-2016. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Discendenti dei cimarroni, gli schiavi africani fuggiti nei secoli scorsi dalle piantagioni dei colonizzatori europei nel continente americano. Saint Laurent du Maroni, Guyana francese. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Un rosario usato da Toussaint Louverture (1743-1803), leader della rivoluzione haitiana al Musée du panthéon national haïtien. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Polvere da sparo usata durante una cerimonia vudù nel convento di Adzakokou a Lomé, in Togo, 2017. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
La cerimonia di sepoltura nella foresta di Asindoopo, nel Suriname. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)
Onis, nato a Belicampo, in Guyana francese, vive a Paramaribo, in Suriname. (Nicola Lo Calzo, Per gentile concessione di Nicola Lo Calzo/L’agence à Paris/Luz)

Segni di un passato coloniale

Da quasi sette anni il fotografo italiano Nicola Lo Calzo documenta l’eredità della diaspora africana e della schiavitù in vari paesi del mondo. Per il suo progetto, intitolato Cham, ha viaggiato in Benin, Togo, Ghana, Senegal, e poi Haiti, Cuba e Stati Uniti, per esplorare le tracce del passato coloniale.

In Obia (2014) ha seguito la vita dei discendenti degli schiavi africani del Suriname, nel nord dell’America Latina. I loro antenati fuggirono dalle piantagioni gestite dagli olandesi nel settecento, e andarono a vivere nella foresta come uomini liberi.

In Regla (2015-2016) ha ritratto i segni della cultura e della tradizione africana a Cuba: dai riti della religione afrocaraibica della santería fino all’hip-hop, che negli ultimi vent’anni è stato sottoposto a una forte censura.

In Tchamba (2017) ha viaggiato in Togo e in Benin per esplorare la complessità di uno dei riti vudù meno conosciuti in cui lo spirito degli schiavi torna tra i vivi per chiedere di essere celebrato con cerimonie e preghiere e per portare prosperità all’interno della comunità.

Lo Calzo è tra i fotografi ospiti di Ampie vedute, il ciclo di incontri organizzato in collaborazione con Internazionale nell’ambito della Milano PhotoWeek, la manifestazione dedicata alla fotografia che si svolgerà a Milano dal 4 al 10 giugno 2018. L’incontro si può prenotare qui.

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