×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Parco giochi, Atami, 2013. (Emily Shur)
Il santuario Meiji a Tokyo, 2012. (Emily Shur)
Yamanouchi, 2011. (Emily Shur)
Traghetto sul mare di Seto, 2013. (Emily Shur)
Stazione di Osaka, 2015. (Emily Shur)
Tokyo, 2014. (Emily Shur)
Miyajima, 2012. (Emily Shur)
Kanazawa, 2011. (Emily Shur)
Shimokitazawa, Tokyo, 2014. (Emily Shur)
Tōjinbō, Sakai, 2011. (Emily Shur)

L’euforia soprannaturale del Giappone

Tra il 2004 e il 2016 Emily Shur è andata sedici volte in Giappone, senza un progetto preciso se non quello di osservare e abbandonarsi completamente ai luoghi.

All’inizio la fotografa statunitense non sa spiegarsi perché continua a tornare nel paese asiatico, ma viaggio dopo viaggio comprende che lì riesce a trovare una sensazione speciale fatta di pace e libertà. Cammina senza meta nelle città e in mezzo alla natura, immergendosi in una cultura che dà valore alla semplicità, alla gentilezza e che allo stesso tempo appare anche assurda per chi viene dall’occidente. “Tutto ha un senso”, racconta Shur. “Linee, forme, luci e colori stanno insieme come in un’equazione il cui risultato è un’euforia soprannaturale”.

Se in alcuni viaggi Shur si sente stanca e frustrata, con il tempo impara ad abbracciare l’inaspettato liberandosi dalle aspettative; l’unica sfida che si pone è di mantenere uno sguardo fresco, inebriato dallo stupore di vedere qualcosa per la prima volta. Si rende così conto di quanto questo vagabondare senza costrizioni sia diventato l’esplorazione del modo in cui lei stessa fotografa: “Queste immagini risentono certamente del luogo dove sono state scattate. Ma non si tratta solo di questo, parlano di uno stato mentale”.

Le foto giapponesi di Emily Shur sono state raccolte nel libro Super extra natural!, pubblicato dalla casa editrice tedesca Kehrer Verlag.

pubblicità