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La parete occidentale del monte Nuptse, Nepal, 2011. (Robert Bösch)
Langtang Himal, Nepal, 2017. (Robert Bösch)
L’alpinista e arrampicatore Ueli Steck sull’Eigerjoch, Alpi Bernesi, Svizzera, 2016. (Robert Bösch)
Ueli Steck sul Mönch, Alpi Bernesi, Svizzera, 2016. (Robert Bösch)
Lhotse, Nepal, 2017. (Robert Bösch)
Lo snowboarder Ueli Kestenholz sulle Alpi Bernesi, Svizzera, 2015. (Robert Bösch)
Il ghiacciaio Khumbu sull’Everest, Nepal, 2017. (Robert Bösch)
Balmer Grätli, Alpi Urane, Svizzera, 2016. (Robert Bösch)
La vetta Imja Tse (Island peak) a seimila metri sul Lhotse, Nepal, 2017. (Robert Bösch)
Una squadra di arrampicatori a Salbitschijen, Alpi Urane, Svizzera, 2017. (Robert Bösch)

Obiettivo in alta quota

Fotografo, geografo e guida alpina, Robert Bösch ha viaggiato in tutto il mondo, raccontando la solitudine e la bellezza che circondano chi si muove tra le vette di una montagna.

Bösch considera la fotografia di paesaggio come un’arte di sottrazione. “Lo sguardo del fotografo isola le immagini. Normalmente, invece, noi vediamo e consideriamo il tutto”. E, continua, “un pittore parte dalla tela e aggiunge i colori per arrivare lentamente alla sua opera, io agisco all’opposto, ometto”, togliendo elementi e cercando l’essenzialità.

Nato in Svizzera nel 1954, ha lavorato come fotografo per la pubblicità, il turismo e l’industria; negli ultimi anni si è dedicato soprattutto ai paesaggi. Il libro Mountains e la mostra The image of the mountain, alla galleria Bildhalle di Zurigo fino al 31 gennaio 2019, raccolgono i suoi migliori scatti realizzati ad alta quota.

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