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Peluquería, 1979. (Ouka Leele)
#fishy #donut #divers #thingsarequeer, December 1, 2015. (Joseph Maida)
New Brighton, England, 1983 - 1985. (Martin Parr, Magnum)
Weston-super-Mare, England, 1998. (Martin Parr, Magnum)
Phillip J. Stazzone is on Wpa and enjoys his favorite food as he’s heard that the army doesn’t go in very strong for serving spaghetti, 1940. (Weegee, International center of photography/Per gentile concessione di Ira e Suzanne Richer)
Peas on a plate, 1978. (Sandy Skoglund, Per gentile concessione della Ryan lee gallery, New York)
Spam (cut in two), 1961. (Ed Ruscha, Per gentile concessione dell'artista e della Gagosian gallery)
Sexy sliders for Gather Journal, food styling by Janine Iversen and prop styling by Maggie Ruggiero, 2016. (Grant Cornett)

Mangiare con gli occhi

Il cibo ha sempre catturato l’attenzione dei fotografi, per il suo aspetto esteriore, per tutti i significati che può di volta in volta assumere e perché è facilmente reperibile.

Nel libro Feast for the eyes, la curatrice e scrittrice Susan Bright ha tracciato per la prima volta una storia del cibo rappresentato attraverso il mezzo fotografico, e all’interno dei generi più disparati (fotogiornalismo, pubblicità, fotografia scientifica). Espressione della vita pubblica e privata, il cibo è un argomento complesso, in grado di restituire con una foto un paese intero o affermare un’opinione precisa su una situazione politica o sociale. Il percorso costruito da Bright comincia con la fotografia stessa, alla fine dell’ottocento, e prosegue fino a oggi. Tra gli autori presenti, Roger Fenton, Martin Parr, Imogen Cunningham, Stephen Shore, Wolfgang Tillmans, Nan Goldin e Lorenzo Vitturi.

Feast for the eyes è diventato una mostra, organizzata da Aperture ed esposta al museo Foam di Amsterdam fino al 3 marzo 2019.

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