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Engelberg, 1972. (Luigi Ghirri)
Modena, 1972-1973. (Luigi Ghirri)
Modena, 1973. (Luigi Ghirri)
Modena, 1971. (Luigi Ghirri)
Rimini, 1977. (Luigi Ghirri)
Carpi, 1973. (Luigi Ghirri)
Rimini, 1977. (Luigi Ghirri)
Marina Di Ravenna, 1972. (Luigi Ghirri)
Rimini, 1977. (Luigi Ghirri)
Brest, 1972. (Luigi Ghirri)

La bellezza dell’effimero

“Mi interessa l’architettura effimera, il mondo della provincia, gli oggetti che tutti definiscono kitsch, ma che per me non lo sono mai stati, oggetti carichi di desideri, di sogni, di memorie collettive. E gli altri miei soggetti di sempre: le finestre, gli specchi, le stelle, le palme, gli atlanti, i mappamondi, i libri, i musei, le immagini e le persone attraverso le immagini. Fotografie che hanno una presenza fisica ma anche una presenza meno tangibile”, scriveva Luigi Ghirri (1943-1992). A lui il museo Jeu de Paume di Parigi dedica una grande mostra.

Il percorso espositivo è concentrato sui lavori realizzati negli anni settanta, anni in cui l’autore era tra i primi in Europa a usare il colore. Divisa in quindici parti, ognuna dedicata a una serie – tra cui le case e i giardini della periferia, i manifesti pubblicitari, i parchi divertimenti – la mostra svela lo sguardo attento e meticoloso di Ghirri sull’Italia, e in particolare sull’Emilia Romagna, la sua regione.

La mostra a Parigi durerà fino al 2 giugno.

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