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Springfield, Massachusetts, Stati Uniti, 1973. (Mitch Epstein)
Stigliano, 1982, dalla serie Viaggio in Italia. (Mario Cresci)
Animal trouvé, 2014. (Joan Fontcuberta, Collezione privata)
Houston, 1985. (Franco Fontana)
Monopoli, villa Meo Evoli, 1986. (Luigi Ghirri, Collezione privata)
Funerale Dc Michele Reina, Palermo, 1979. (Letizia Battaglia)
Dissoluzione e mimesi, 1975. (Michele Zaza, Collezione Giovanni Milesi)
Oviglio, 1981. (Vittore Fossati)
Santo Stefano Belbo, 1979. (Vittore Fossati)
Billboards, Latronico, 2018. (Maurizio Montagna)

L’esperienza più preziosa 

Cos’hanno in comune Letizia Battaglia, Luigi Ghirri, Joan Fontcuberta e Robert Mapplethorpe? La mostra Abitare il silenzio, ospitata al museo Baco di Bergamo fino al 30 aprile e curata da Mauro Zanchi e Corrado Benigni, raccoglie il lavoro di questi e di altri fotografi che hanno trovato nel silenzio una possibilità per comprendere più profondamente il mondo.

La mostra prende spunto dalle riflessioni del filosofo francese Jean Baudrillard, che sosteneva che il silenzio è una delle qualità più preziose della fotografia, in grado di “strappare l’oggetto dal contesto ingombrante e assordante del mondo reale”. E anche dal fotografo francese Henri Cartier-Bresson, per cui il “ritratto fotografico è il silenzio interiore di una vittima consenziente”.

“Il silenzio è una dimensione fondamentale del nostro esistere. Ha a che fare con la ricerca personale. È quel silenzio che ci chiede di andare oltre le cose, di guardare in profondità, ci chiede di chiudere fuori il mondo, per vederlo in modo più vero”, scrivono i curatori sul percorso della mostra in cui hanno deciso di far dialogare le opere di trentatré fotografi italiani e internazionali.

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