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Nagoya, 2009, dalla serie I wish I know your name. (Pierfrancesco Celada)
Tokyo, 2009, dalla serie Japan, I wish I knew your name. (Pierfrancesco Celada)
Nagoya, 2010, dalla serie Japan, I wish I knew your name. (Pierfrancesco Celada)
Nagoya, 2011, dalla serie Japan, I wish I knew your name. (Pierfrancesco Celada)
Senza titolo, Giappone, 2013, dalla serie The first day of good weather. (Vittorio Mortarotti, Per gentile concessione della Van Der gallery)
Senza titolo, Giappone, 2013, dalla serie The first day of good weather. (Vittorio Mortarotti, Per gentile concessione della Van Der gallery)
Senza titolo, Giappone, 2013, dalla serie The first day of good weather. (Vittorio Mortarotti, Per gentile concessione della Van Der gallery)
Senza titolo, Giappone, 2013, dalla serie The first day of good weather. (Vittorio Mortarotti, Per gentile concessione della Van Der gallery)

Il Giappone sulla via Emilia

Il 12 aprile è cominciato il festival Fotografia europea, con mostre, conferenze e seminari in palazzi storici e spazi espositivi di Reggio Emilia.

Quest’anno la selezione proposta dai curatori segue il filo rosso dei legami, intesi come rapporti tra culture, tra pubblico e privato, tra esseri umani. “C’è un’opera esposta al festival che sintetizza perfettamente questa edizione” afferma il direttore Walter Guadagnini, “è un video realizzato in Giappone da una giovane artista francese, e in cui assistiamo al dialogo muto tra il corpo di un ballerino e un robot, che si muovono insieme, confrontando le loro diversità”.

Il Giappone è anche al centro di un approfondimento specifico all’interno del festival, attraverso una serie di mostre allestite nei chiostri di San Pietro. Oltre alle ultime tendenze della fotografia giapponese (Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu, Ryuichi Ishikawa), il paese è raccontato dai lavori di autori europei e asiatici. Tra questi, sono stati selezionati due fotografi italiani, Pierfrancesco Celada e Vittorio Mortarotti.

Japan, I wish I knew your name di Pierfrancesco Celada è un viaggio nella Taiheiyō belt, un’area di 1.200 chilometri lungo la quale vive più della metà dell’intera popolazione giapponese, e dove sorgono megalopoli come Tokyo, Osaka e Nagoya. Celada riflette sul meccanismo paradossale secondo cui chi vive in grandi città tende a isolarsi invece di sfruttare tutte le possibilità di interazione, mantenendo contatti diretti solo con poche persone o in casi estremi, isolandosi completamente.

The first day of good weather di Vittorio Mortarotti intreccia memoria personale e storica, già a partire dal titolo che ricorda il comando del presidente statunitense Harry Truman per decidere quando sganciare la prima bomba atomica sul Giappone: l’attacco sarebbe dovuto avvenire appena ci fosse stato bel tempo. L’idea del progetto nasce però nel 2012, grazie al ritrovamento della corrispondenza tra il fratello di Mortarotti e Kaori, la sua fidanzata giapponese quando erano adolescenti. La ragazza continua a scrivergli per mesi dopo la sua morte, avvenuta nel 1999 per un incidente di auto. Il fotografo decide così di partire alla ricerca di Kaori, incrociando altre storie di perdita personale, tra le macerie di Fukushima.

Tutte le mostre di Fotografia europea rimarranno aperte fino al 9 giugno.

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