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The contenders - Seamus, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)
The cohort - Niamh and Scythe, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)
The contenders - players stacked, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)
The witnesses - Untitled, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)
The Cohort - Niamh and Scythe, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)
The defenders - Totem, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)
The contenders - Andy, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)
The cohort - Oisin and crow banger, Wexford, Irlanda, 2018. (Luis Alberto Rodriguez)

Tradizioni nel fango

Wexford, nel sudest dell’Irlanda, è stata fondata dai vichinghi nell’800 avanti Cristo e il suo primo nome era Veisafjǫrðr, “baia di terra fangosa”. Il fotografo statunitense Luis Alberto Rodriguez ha trascorso due mesi nella cittadina, grazie a una residenza artistica.

In questo periodo ha elaborato una sua riflessione sul concetto di patrimonio culturale e trovandosi a Wexford, ha analizzato tre aspetti della tradizione irlandese: lo hurling (uno sport di squadra), la danza e l’agricoltura. Guardando vecchie partite di hurling al rallentatore si è reso conto della quantità di gesti che accadono in pochi secondi, come un placcaggio, un abbraccio, una pacca sulla spalla o una mano tesa per aiutare qualcuno a rialzarsi. Per concepire il suo progetto, The people of the mud, è partito quindi dalla fisicità di questo sport per parlare di relazioni personali, fiducia e intimità. Le tipiche danze irlandesi e la vita contadina l’hanno spinto a espandere quest’idea, usando oggetti e costumi per costruire dei nuovi totem nazionali.

The people of the mud è esposto a Dublino fino al 25 agosto, in occasione di PhotoIreland. Quest’anno il festival celebra il suo decimo anniversario, continuando a proporre nuovi talenti e a promuovere progetti di ricerca e formazione.

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