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Ferrari, Maranello, 1985-1988. (Luigi Ghirri, Eredi di Luigi Ghirri)
American Viscose Corporation, Marcus Hook, Pennsylvania, 1944. (André Kertész, Ministero della cultura francese/Mediateca dell'architettura e del patrimonio)
Spectral City, 2018. Video, tecnologia digitale 3d. (Stephanie Syjuco, Per gentile concessione dell'artista e Ryan gallery)
Porto di Genova. Lo scarico dei fosfati, 1964. (Lisetta Carmi, Per gentile concessione di Martini & Ronchetti)
Tetrapods #1, Dongying, Cina, 2016. (Edward Burtynsky, Per gentile concessione di Admira Photography/Nicholas Metivier gallery)
4.5.1. (Matthieu Gafsou, Galerie C/MAPS)
Fonderia di rame lungo il Reno a Duisburg, 1929. (Albert Renger-Patzsch, Archivio Ann e Jürgen Wilde)
Università del Texas, Austin, sala di modellizzazione delle correnti oceaniche, 2018. (Armin Linke)
Senza titolo, 2016. (Yosuke Bandai, Per gentile concessione di Taro Nasu)
Sem valor, 2019. (Délio Jasse, Per gentile concessione dell'artista e Tiwani Contemporary)
Olympia (The real time disintegration into ruins of the Berlin olympic stadium over the course of a thousand years) 2018.11.01 – 08:59. (David Claerbout, Per gentile concessione dell'artista e delle gallerie Sean Kelly, Esther Schipper e Rüdiger Schöttle)

La costruzione del mondo

Dal 24 ottobre Bologna ospita Foto/Industria, la quarta biennale dedicata alla fotografia che racconta il lavoro e l’industria, promossa e organizzata dalla Fondazione Mast.

Fin dalla sua prima edizione, nel 2013, la biennale si impegna a raccontare come le attività umane stiano lasciando un segno nella società e sul pianeta. La parola chiave di quest’anno è costruire, intesa come azione radicata nell’esperienza umana ma che offre molteplici risvolti filosofici, storici e scientifici. La costruzione di città, industrie, infrastrutture e reti di comunicazione ha creato un sistema complesso che è fondamentale per la sopravvivenza degli esseri umani. Abbiamo creato la “tecnosfera”, uno strato artificiale sulla crosta terrestre, come lo ha definito il geologo Peter Haff.

Foto/Industria si concentra su opere del passato di autori che hanno scritto la storia della fotografia e su progetti contemporanei che aprono nuove prospettive sulla natura umana. Ci sono gli scatti realizzati da Luigi Ghirri tra gli anni ottanta e novanta per alcune grandi aziende italiane, il viaggio compiuto nelle fabbriche statunitensi di André Kértesz negli anni quaranta, la trasformazione industriale della Ruhr di Albert Renger-Patzsch e i lavoratori del porto di Genova di Lisetta Carmi.

Il presente è raccontato da David Claebout e Yosuke Bandai, che in maniera diversa guardano a ciò che resta dopo avere costruito, mentre Armin Linke porta avanti una lunga indagine sullo stato dei fondali oceanici e l’angolano Délio Jasse riflette su vecchi e nuovi colonialismi nella sua città, Luanda. Anthropocene è la grande indagine di Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier che fa il punto su come le attività umane abbiano lasciato una traccia indelebile sulla Terra.

Stephanie Syjuco e Matthieu Gafsou fanno un salto in avanti portandoci in una San Francisco completamente ricostruita dagli algoritmi di Google Earth e nel mondo del transumanesimo, dove la tecnologia diventa uno strumento per potenziare le nostre capacità fisiche e cognitive.

Tutte le mostre sono allestite in palazzi e musei della città, e resteranno aperte fino al 24 novembre, ad eccezione di Anthropocene che sarà esposta al Mast fino al 5 gennaio 2020.

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