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La capitale di un mondo che scompare, Russia. Vincitore della serie fotografica nella sezione Il mio pianeta. (Sergei Parshukov)
La capitale di un mondo che scompare, Russia. Vincitore della serie fotografica nella sezione Il mio pianeta. (Sergei Parshukov)
La capitale di un mondo che scompare, Russia. Vincitore della serie fotografica nella sezione Il mio pianeta. (Sergei Parshukov)
Vivere al limite, India. Vincitore per la foto singola nella sezione Il mio pianeta. (Sumit Sanyal)
Onda nera in Brasile. Menzione d’onore per la serie fotografica nella sezione Notizie principali. (Leonardo Malafaia Alves)
Il cerchio della vita, Polinesia. Terzo classificato per la foto singola nella sezione Il mio pianeta. (Sean Steininger)
Yelena, Russia. Terza classificata per la serie fotografica nella sezione Il mio pianeta. (Mary Gelman)
Yelena, Russia. Terza classificata per la serie fotografica nella sezione Il mio pianeta. (Mary Gelman)
Il volto dell’estrazione della bauxite: la fonte del nostro alluminio, Germania. Secondo classificato per la serie fotografica nella sezione Il mio pianeta. (Kevin Krautgartner)
Pascoli in fumo, timore per il raccolto, Nigeria. Menzione d’onore per la serie fotografica nella sezione Il mio pianeta. (Luis Tato)

Un mondo che scompare

A San Donato Milanese è in corso la terza edizione del premio internazionale di fotogiornalismo Andrei Stenin, dedicato al fotografo russo morto nel 2014 mentre documentava la guerra in Ucraina.

Il concorso è diviso in quattro sezioni: notizie principali, sport, il mio pianeta e ritratto. Il mio pianeta si concentra sui lavori che affrontano le problematiche ambientali e il loro impatto sugli esseri umani.

In questa sezione, il reporter Sumit Sanyal ha vinto il premio per la migliore foto singola, documentando gli abitanti dell’isola di Mousuni, in India, che convivono con l’erosione della terraferma. Per la migliore serie fotografica è stato scelto il russo Sergei Parshukov. In La capitale del mondo che scompare racconta di Vorkuta, la città più orientale d’Europa, oltre il circolo polare artico. Nata negli anni trenta come insediamento per gli operai che lavoravano nelle miniere, in epoca stalinista ospitò un grande campo gulag, in cui furono esiliati prigionieri da tutto il mondo. Nel 1951 c’erano circa 73mila detenuti e venne ribattezzata “capitale del mondo”, ma oggi Vorkuta si sta spopolando. Oggi i suoi abitanti sono meno di 60mila e la maggior parte dei villaggi nati intorno alle miniere sono dei luoghi fantasma. Vorkuta è diventata una città da lasciarsi alle spalle, vittima del progresso tecnologico, delle politiche globalizzate e dell’esaurimento delle risorse naturali.

Il premio Stenin è organizzato dal gruppo Rossiya Segodnya, sostenuto dalla commissione della Federazione Russa per l’Unesco, che supporta i giovani fotogiornalisti. I vincitori saranno in mostra negli spazi di Cascina Roma Fotografia e nelle strade di San Donato Milanese fino al 30 giugno.

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