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I give you my life. (Chloé Jafé, Per gentile concessione della galleria Akio Nagasawa)
Il saluto al capo dopo una riunione, 2016, dalla serie I give you my life. (Chloé Jafé)
Siria, 2003. (Alexis Cordesse)
Siria, 2010. (Alexis Cordesse)
Speak the wind, Iran, 2015-2020. (Hoda Afshar)
Speak the wind, Iran, 2015-2020. (Hoda Afshar)
Tiny in her Halloween costume, Seattle, Washington, 1983. (Mary Ellen Mark, 1963-2013 Mary Ellen Mark/Howard Greenberg gallery)
Girl jumping over a wall, Central park, Manhattan, New York, 1967. (Mary Ellen Mark, 1963-2013 Mary Ellen Mark/Howard Greenberg gallery)
Pearson road, luglio 2021, California, dalla serie Paradise. (Maxime Riché)
Il Dixie fire in California, luglio 2021, dalla serie Paradise. (Maxime Riché)

L’invincibile estate di Reggio Emilia

Nel saggio Ritorno a Tipasa del 1953 Albert Camus scriveva: “Imparavo finalmente, nel cuore dell’inverno, che c’era in me un’invincibile estate”. Da questa frase si dipana concettualmente la nuova edizione del festival Fotografia europea, a Reggio Emilia dal 29 aprile al 12 giugno.

L’estate per Camus è un momento di riappropriazione delle forze che muovono l’essere umano, per resistere alle difficoltà e ritrovare una spinta verso il futuro. Niente di più adatto dopo due anni di pandemia che hanno stravolto le nostre vite quotidiane, privandoci di spazi sociali dove incontrarsi e fare esperienza del mondo esterno.

Nella selezione dei progetti esposti, il critico e curatore Walter Guadagnini insieme al fotografo britannico Tim Walker ci invitano a riaprire gli occhi per entrare in quelle storie che interpretano con originalità la complessità del reale e riflettono sul ruolo delle immagini nella nostra epoca. “La fotografia è un linguaggio straordinario per raccontare sia storie pubbliche che vicende private”, ha spiegato Guadagnini. “Abbiamo cercato le immagini in cui questi aspetti apparissero contemporaneamente, fornendo una visione il più ampia possibile delle più recenti manifestazioni della fotografia internazionale”.

Come in Talashi di Alexis Cordesse, in cui la guerra siriana viene raccontata attraverso le foto personali di chi vive in esilio. Il fotografo francese ha incontrato i profughi quando erano arrivati in Turchia e in Europa e ha usato i loro ricordi per costruire una storia fatta di parole e immagini in grado di avvicinarci al dramma del popolo siriano con maggiore empatia rispetto alle cronache tradizionali.

Chloé Jafé ci porta invece in estremo oriente per mostrarci una storia poco conosciuta, quella delle donne della yakuza, la mafia giapponese. I give you my life è un progetto lungo, cominciato nel 2013 quando l’autrice francese si trasferisce nel paese, passando un anno a imparare la lingua e conoscere i codici di una società così distante dalla sua. Jafé è riuscita a entrare in contatto con alcuni clan, documentando la vita delle donne che vivono all’ombra dei criminali.

Tra gli altri fotografi esposti a Reggio Emilia ci sono anche Nicola Lo Calzo, Jonas Bendiksen, Hoda Afshar, Carmen Winant, Seiichi Furuya, Ken Grant e Guanyu Xu. Infine, la tradizionale mostra dedicata a un autore storico è su Mary Ellen Mark, la fotografa documentarista statunitense che per cinquant’anni ha raccontato in maniera potente e rivoluzionaria storie difficili e dolorose, con particolare attenzione all’universo femminile.

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