01 giugno 2016 16:52

Mary Ellen Mark ha dedicato la sua vita a fotografare chi non rientrava negli schemi, nella cosiddetta normalità. La vita quotidiana degli artisti circensi, la stranezza dei gemelli, la solitudine delle celebrità: era attirata da chiunque emanasse una personalità forte e fuori dell’ordinario.

A un anno dalla sua morte, il 25 maggio 2015, la galleria Howard Greenberg di New York esplora con la mostra Attitude (aperta fino al 25 giugno) esattamente questo modo di intendere e usare la fotografia. Per quarant’anni Mark ha stabilito una connessione speciale con i suoi soggetti, come racconta la curatrice Melissa Harris, che è stata anche sua amica e collaboratrice: “Era appassionata e piena di compassione. La vita per lei era importante. Come lo erano gli animali. E le persone”. Mary Ellen Mark aveva il potere di far sentire allo spettatore cosa provava, senza usare le parole.

La fotografa amava le persone che avevano un’idea chiara di sé. Allo stesso modo, ha sempre dimostrato di volere seguire un suo percorso senza dipendere da qualcuno e controllando a pieno il suo lavoro.

Nata nel 1940 a Philadelphia, ha interrotto la sua carriera da freelance solo per poco tempo, quando è stata la prima donna a entrare nella prestigiosa agenzia Magnum, nel 1977. Quattro anni dopo lasciò l’agenzia per tornare alla libertà di cui aveva bisogno. Il suo reportage più conosciuto è Streetwise, pubblicato su Life nel 1983, e dedicato ai minori scappati di casa e che vivevano nelle strade di Seattle. Si avvicina ai protagonisti di questa storia – Tiny, Rat, Laurie e Patti – rifuggendo qualsiasi tipo di sensazionalismo. “Non mi piace fotografare i bambini come se fossero solo dei bambini”, raccontò a Time, “voglio vederli come adulti, per quello che sono veramente. Sono sempre alla ricerca di quello che potrebbero diventare”.

Mark preferiva lavorare a progetti di lungo termine come Ward 81 (1979), con cui è entrata nella sezione femminile di un manicomio criminale nell’Oregon. Uno dei suoi ultimi lavori è stato Proms, una serie di ritratti ai liceali statunitensi durante il ballo di fine anno realizzati con la Polaroid 20x24, una fotocamera istantanea che produce stampe molto grandi (58 cm× 91 cm). Mary Ellen Mark è stata anche una straordinaria fotografa di scena sui set di un centinaio di film (Apocalypse now, Satyricon, Conoscenza carnale, Big fish) e ha portato il suo approccio documentaristico anche in questo genere.

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