Quando le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, nel febbraio 2022, gli alleati occidentali di Kiev si sono trovati di fronte un compito molto difficile: spendere miliardi di dollari per sostenere un governo in guerra contro la Russia senza vedere il denaro sparire nelle tasche di politici e funzionari corrotti. La posta in gioco era alta, perché le industrie ucraine essenziali in tempo di guerra – quelle che si occupano di distribuzione dell’energia, acquisti di armi e centrali nucleari – erano controllate da gruppi statali che da tempo funzionano come casseforti personali per l’élite del paese.

Per proteggere i propri fondi, gli Stati Uniti e i paesi europei hanno insistito sulla creazione di meccanismi di controllo. Hanno chiesto all’Ucraina di permettere a dei gruppi di esperti esterni, i consigli di vigilanza, di controllare le spese, nominare i dirigenti ed evitare i casi di corruzione.

Tuttavia, come ha scoperto un’inchiesta del New York Times, negli ultimi quattro anni il governo ucraino ha sistematicamente sabotato questi controlli, facilitando la diffusione della corruzione. L’amministrazione del presidente Volodymyr Zelenskyj ha riempito di persone di sua fiducia i consigli di vigilanza, ne ha ostacolato la creazione e ne ha lasciato vacanti alcuni seggi. I leader di Kiev sono arrivati perfino a riscrivere gli statuti delle aziende statali per limitare la supervisione esterna, mantenendo il controllo nelle mani del governo e consentendo che fossero spesi centinaia di milioni di dollari senza nessuna sorveglianza.

I consigli di vigilanza svolgono una funzione di controllo essenziale, perché permettono a esperti indipendenti, di solito provenienti da altri paesi, di esaminare le principali decisioni delle aziende statali ucraine. E oggi sono anche al centro dello scandalo di corruzione che ha coinvolto il governo di Zelenskyj. Le autorità anticorruzione hanno accusato varie figure della cerchia del presidente di aver sottratto e riciclato cento milioni di dollari dall’Energoatom, l’azienda pubblica che si occupa dell’energia nucleare. L’amministrazione di Zelenskyj ha accusato il consiglio di vigilanza dell’azienda di non aver impedito la corruzione. Ma era stato lo stesso governo, ha scoperto il New York Times, a togliere ogni margine di manovra al consiglio di vigilanza dell’Energoatom.

I rischi accettabili

In una seria di documenti, e nelle interviste con una ventina di funzionari occidentali e ucraini che hanno lavorato a stretto contatto con i consigli di vigilanza delle aziende o ne hanno fatto parte, il New York Times ha riscontrato interferenze politiche non solo nella Energoatom, ma anche nell’azienda statale dell’energia elettrica Ukrenergo e nell’agenzia ucraina per gli appalti della difesa. Alcuni funzionari hanno rivelato informazioni confidenziali a condizione di rimanere anonimi. Un consigliere di Zelenskyj ha rifiutato di commentare la vicenda, affermando che i consigli di vigilanza non erano sotto la responsabilità del presidente.

I leader europei hanno criticato in privato la corruzione ucraina per anni, ma l’hanno anche tollerata controvoglia, ritenendo che sostenere la guerra contro l’invasione russa fosse la priorità. Così, mentre l’Ucraina ostacolava i controlli esterni, i fondi europei continuavano ad arrivare. “Per noi la buona amministrazione è molto importante, ma dobbiamo accettare certi rischi”, ha dichiarato Christian Syse, inviato speciale in Ucraina per la Norvegia, uno dei paesi che spendono di più per aiutare Kiev. “Perché c’è una guerra. Perché è nel nostro stesso interesse aiutare finanziariamente l’Ucraina. E perché l’Ucraina sta difendendo l’Europa dagli attacchi russi”.

L’ingerenza politica nel consiglio di vigilanza dell’Energoatom è un caso esemplare di come i leader ucraini abbiano ostacolato gli sforzi per prevenire la corruzione. L’amministrazione Zelenskyj ha ritardato la creazione del consiglio e, quando questo è stato finalmente istituito, ha lasciato un seggio vacante, impedendo ai consiglieri di esercitare i propri compiti.

Se il consiglio di vigilanza avesse funzionato normalmente, avrebbe potuto limitare quella che le autorità oggi definiscono “corruzione dilagante”. Secondo gli investigatori, gli appaltatori dei progetti dell’Energoatom dovevano versare tangenti fino al 15 per cento del valore dei contratti.

Zelenskyj è stato eletto nel 2019, dopo aver promesso, in campagna elettorale, di combattere la corruzione. Ma dopo l’invasione russa del 2022 ha allentato le norme contro la corruzione con l’obiettivo di accelerare gli acquisti di armi e assicurare la protezione dei segreti militari. Il presidente ha collaborato anche con politici e imprenditori che in passato aveva definito criminali.

Lo scandalo Energoatom ha paralizzato politicamente l’amministrazione di Zelenskyj e indebolito la candidatura dell’Ucraina all’ingresso nell’Unione europea e nella Nato, due istituzioni piuttosto riluttanti ad accogliere paesi con seri problemi di malaffare. Per Zelenskyj entrare in queste due istituzioni è cruciale per il futuro del paese. 
Se Kiev non sradicherà la corruzione, potrebbe anche non ricevere le centinaia di miliardi necessari per ricostruire il paese dopo la guerra. “Ci sarà sicuramente più cautela nel fare grandi finanziamenti”, ha affermato Arvid Tuerkner, direttore operativo per l’Ucraina alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), tra i maggiori sostenitori finanziari di Kiev.

I primi segnali

Il governo guidato da Zelenskyj ha cominciato a interferire negli affari dell’Ukrenergo, l’operatore della rete elettrica del paese, alcuni mesi prima della guerra, ha ricordato in varie interviste Volodymyr Kudrytskyj, ex amministratore delegato dell’azienda.

Alla fine del 2021 Kudrytskyj ha cominciato a ricevere telefonate da Herman Haluščenko, nominato ministro della giustizia lo scorso luglio. Haluščenko pretendeva che Kudrytskyj affidasse dei ruoli da dirigente a persone che avevano poca esperienza nel settore energetico. “Ha cominciato a insistere, cercando aggressivamente di farmi assumere queste persone”, ha ricordato Kudrytskyj. Haluščenko non ha risposto alle ripetute richieste di commento.

I bilanci delle aziende statali come l’Ukrenergo sono da sempre nel mirino dei politici corrotti. Per questo Kudrytskyj era sospettoso. Ha raccontato di essere riuscito a resistere solo perché aveva il sostegno del consiglio di vigilanza.

Il consiglio dell’Ukrenergo è composto da sette persone, che hanno il compito di supervisionare i progetti più importanti e le nomine esecutive. I consiglieri sono scelti dal governo, ma quattro devono essere stranieri e selezionati da una lista preparata dall’Unione europea e da alcune banche occidentali. Gli altri tre sono nominati dal governo. Lo scopo di questo meccanismo è che il controllo indipendente prevalga sempre sugli interessi dell’esecutivo.

Kiev, 28 settembre 2025. (Thomas Peter, Reuters/Contrasto)

Alla fine del 2021 il mandato del consiglio dell’Ukrenergo era in scadenza. In quel momento i funzionari europei e ucraini hanno avviato le consultazioni per individuare i nuovi consiglieri. All’epoca non se n’erano resi conto – affermano oggi i rappresentanti dell’Unione – ma con il senno di poi si sono convinti che il governo di Kiev si sia di fatto impadronito del consiglio, inaugurando così un metodo che avrebbe poi usato con altre aziende.

Il primo segnale che qualcosa non andava è arrivato dopo che l’Unione europea, la Banca mondiale e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo avevano presentato la loro lista di candidati. Invece di scegliere esclusivamente da quell’elenco, il ministero dell’energia ucraino, allora guidato da Haluščenko, ha insistito per assegnare uno dei seggi a Roman Pionkowski, un esperto di energia polacco che aveva lavorato su progetti di consulenza in Ucraina. Come hanno raccontato due funzionari, Pionkowski aveva sostenuto un colloquio ma non era sembrato all’altezza. I funzionari occidentali sono rimasti sorpresi dalla sua nomina tra i quattro esperti stranieri, ma l’hanno accettata. Il nuovo consiglio si è insediato nel dicembre 2021.

Poi è arrivata l’invasione russa. E l’Ukrenergo ha dovuto affrontare continui attacchi alle infrastrutture energetiche del paese.


Sotto la guida di Kudrytskyj, gli operai dell’Ukrenergo non facevano che occuparsi delle riparazioni alla rete, per consentire di mantenere stabile la fornitura di elettricità in tutto il paese. L’azienda era diventata anche un partner affidabile per i finanziatori occidentali, che nei primi anni del conflitto le hanno concesso prestiti e sovvenzioni per 1,7 miliardi di dollari.

Un enorme spreco di denaro

La pressione politica, però, non si è mai interrotta, ha spiegato Kudrytskyj. I funzionari del governo lo accusavano di non proteggere le infrastrutture energetiche. Nonostante il sostegno dei paesi europei, a un certo punto Kudrytskyj si è scontrato con Haluščenko, che era determinato a licenziarlo. Kudrytskyj aveva perso la protezione del consiglio, perché un consigliere straniero si era dimesso per motivi personali e il governo non l’aveva sostituito. In questo modo gli esperti stranieri erano rimasti in tre, come i rappresentanti del governo. La parità sarebbe dovuta bastare per salvare il suo incarico. Ma Pionkowski, l’esperto polacco, si è schierato con gli ucraini e ha votato per licenziare Kudrytskyj.

Pionkowski ha difeso la sua decisone spiegando che non aveva preso ordini da Kiev. Aveva votato per il licenziamento – ha spiegato – perché Kudrytskyj aveva ripetutamente mentito al consiglio. Ma non ha mai fornito dettagli per avvalorare le accuse.

A quel punto gli altri due consiglieri stranieri si sono dimessi per protesta, affermando in una dichiarazione ufficiale che il licenziamento era “politicamente motivato”.
Ma i donatori europei – banche, governi e istituzioni internazionali che finanziano l’Ucraina – non si sono scomposti. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha bloccato i nuovi pagamenti alla Ukrenergo, onorando però gli impegni già presi. Come spiegano quattro funzionari europei, nelle capitali europee nessuno voleva ridurre il flusso finanziario e dare l’impressione che l’Unione stava abbandonando l’Ucraina.

Kudrytskyj ha detto che la vicenda non aveva nulla che fare con le scelte di politica energetica. Il ministero dell’energia voleva semplicemente fare in modo che la corruzione passasse inosservata. Uno degli uomini che Kudritskyj si era rifiutato di assumere oggi è coinvolto nell’inchiesta sul caso Energoatom ed è fuggito dall’Ucraina. Haluščenko si è dimesso all’inizio di novembre in seguito alle indagini sullo scandalo.

Mentre Haluščenko cercava di prendere il controllo dell’Ukrenergo, stava anche manovrando per far approvare un grande piano di spesa per l’Energoatom. Voleva comprare due vecchi reattori nucleari di progettazione russa dalla Bulgaria, trasferirli in una centrale nell’Ucraina occidentale, rimetterli in funzione e collegarli alla rete elettrica. Per finanziare il progetto da 600 milioni di dollari l’Energoatom contava sull’aiuto dei partner occidentali

I donatori occidentali e gli osservatori anticorruzione hanno subito criticato l’idea. Il piano, hanno spiegato, aveva tutte le caratteristiche di un enorme spreco di denaro, e per di più era legato a una delle aziende statali ucraine più notoriamente corrotte.

Accuse e dimissioni

Il progetto dei reattori ha preso forma proprio mentre il governo ucraino stava approvando il primo consiglio di vigilanza dell’Energoatom. Un nuovo consigliere – il britannico Tim Stone, con esperienza nei settori della finanza e dell’energia nucleare – aveva proposto un esame approfondito di quelli che aveva definito i “reattori Frankenstein”. Ma a quel punto le autorità ucraine hanno bloccato la stipula dei contratti del consiglio, tirando in ballo dispute sui salari e le coperture assicurative. I funzionari europei e alcuni parlamentari ucraini hanno denunciato l’esistenza di ragioni molto diverse: “Avevano capito che con il consiglio di sorveglianza finalmente operativo avrebbero perso il controllo della situazione”, ha detto Oleksij Movčan, un parlamentare del partito di Zelenskyj che si era impegnato per la nomina di consigli di vigilanza indipendenti. “Non volevano perdere il controllo”.

Mentre il consiglio dell’Energoatom restava inattivo – denunciano oggi gli investigatori dell’ufficio nazionale anticorruzione – i funzionari ucraini stavano mettendo a punto un sistema di tangenti da cento milioni di dollari all’interno dell’azienda.

Il momento della verità per il governo di Kiev
Le dimissioni del braccio destro del presidente Zelenskyj per un caso di corruzione segnano un punto critico per la politica ucraina.

Il 12 dicembre 2024, circa un anno dopo la data in cui il consiglio avrebbe dovuto cominciare a lavorare, gli ambasciatori dei principali alleati dell’Ucraina, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, hanno fatto pressioni sul governo affinché istituisse finalmente l’organo di controllo. “Si tratta di un passo particolarmente importante in una fase in cui l’Energoatom sta valutando nuovi grandi investimenti a lungo termine e nuovi debiti e impegni finanziari”, si legge in un documento ottenuto dal New York Times. Con il consiglio di vigilanza ancora incompleto, Stone ha deciso di dimettersi. “Era un vero nido di serpi”, ha commentato.

Quando l’Ucraina, nel gennaio 2025, ha completato la composizione del consiglio, ha tenuto vacante il seggio di Stone, lasciando l’organo spaccato esattamente a metà: due esperti stranieri e due rappresentanti ucraini. 


Oggi l’accordo sui reattori è bloccato e l’indagine per corruzione in corso non se ne sta occupando. Ma la divisione paritaria del consiglio di vigilanza ha lasciato l’Energoatom senza strumenti per prevenire la corruzione. Il consiglio non ha la facoltà di cambiare i dirigenti dell’azienda, uno dei quali è stato sospeso a causa dell’indagine.

Otto persone, incluso un ex socio d’affari di Zelenskyj, sono accusate di vari reati, tra cui appropriazione indebita, riciclaggio di denaro e arricchimento illecito. Il braccio destro di Zelenskyj si è dimesso dopo una perquisizione nella sua casa, ma non è stato accusato formalmente. Un ex vice primo ministro è invece accusato di aver intascato più di 1,3 milioni di dollari.

Riscrivere le regole

A poco più di un anno dall’inizio della guerra, dopo uno scandalo per alcuni contratti di difesa gonfiati, i paesi donatori avevano spinto Kiev a creare un’agenzia indipendente per garantire la correttezza degli acquisti di armi.

Dalla sua istituzione nel gennaio 2024, però, l’agenzia ha speso almeno un miliardo di dollari di fondi europei con un consiglio di vigilanza incompleto o del tutto assente.

Maryna Bezrukova, la prima direttrice dell’agenzia, ha dichiarato che l’assenza di un consiglio di vigilanza durante il suo primo anno di mandato l’aveva esposta alle continue pressioni dell’amministrazione Zelenskyj. Bezrukova ha affermato che il ministero della difesa l’aveva spinta ad approvare contratti molto discutibili, compreso uno con una fabbrica statale di armi che non era in grado di produrre proiettili da mortaio secondo gli standard richiesti. Sotto pressione, Bezrukova aveva firmato. Molte di quelle munizioni non hanno funzionato. E la cosa ha suscitato grande indignazione nell’autunno 2024. A quel punto il ministero se l’è presa con Bezrukova, accusandola di non aver fornito per tempo le armi ai soldati al fronte. Ma la decisione sul suo licenziamento spettava al consiglio di vigilanza, che nel dicembre del 2024 stava finalmente per vedere la luce.

Alla vigilia della prima riunione del consiglio, il ministero della difesa ha riscritto lo statuto dell’ente, attribuendosi l’autorità di assumerne e licenziarne il capo. Il consiglio di vigilanza ha protestato contro questa ingerenza e ha rinnovato il contratto di Bezrukova per un altro anno.

L’amministrazione Zelenskyj, però, non si è lasciata scoraggiare. Quando un esperto straniero si è dimesso, lasciando due stranieri e due rappresentanti governativi nel consiglio, l’amministrazione ha colto la palla al balzo, licenziando i due consiglieri governativi e lasciando l’organo di controllo senza numero legale. I poteri sono quindi passati al ministero della difesa. E Maryna Bezrukova è stata licenziata all’inizio del 2025. “I consigli di vigilanza sono solo fumo negli occhi”, ha detto in un’intervista. “Non esistono”.

Il ministero della difesa ucraino non ha risposto alle richieste di commento del New York Times. Ha affermato di aver agito legalmente e nell’interesse dell’efficienza nell’acquisto di armi.

Cambia il contesto

L’offensiva del governo contro l’agenzia per gli appalti militari ha coinciso con il ritorno alla presidenza statunitense di Donald Trump e con il graduale disimpegno di Washington dalla guerra. Queste novità – hanno detto i funzionari europei – hanno incoraggiato le autorità ucraine ad allentare i controlli anticorruzione.

L’amministrazione Zelenskyj ha consolidato il proprio potere senza clamore, riscrivendo gli statuti delle aziende statali, inclusa l’Ukrenergo, per attribuirsi nuove prerogative o modificare i meccanismi di voto. Il governo ha anche cercato, senza successo, di indebolire le agenzie anticorruzione mentre indagavano sull’Energoatom.

Con il disimpegno degli Stati Uniti, è l’Europa che oggi deve confrontarsi con la gestione ucraina della corruzione. E attualmente “gli europei stanno creando un ambiente in cui problemi di questo tipo possono prosperare”, ha detto Tyson Barker, un ex funzionario del dipartimento di stato statunitense, che era incaricato di occuparsi della ripresa economica ucraina.

Intanto la Commissione europea ha ordinato, con grande discrezione, un rapporto sui rischi di corruzione nel settore energetico ucraino. Una copia del documento parla di “ripetute interferenze politiche”. Il rapporto – a cura della Ukrainian facility platform, un gruppo di ricerca senza scopo di lucro – sostiene che gli attacchi del governo ai consigli di vigilanza sono un problema molto grave.

Una portavoce dell’Unione europea ha dichiarato che i funzionari del continente hanno sollecitato l’Ucraina a riformare le sue aziende statali. Non ci sono prove che i fondi dell’Unione siano stati usati impropriamente, ha detto. Non ha commentato quello che è emerso dalle recente indagini sulla corruzione.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha cercato di prendere le distanze dallo scandalo. Il primo ministro ha negato qualsiasi interferenza governativa nelle attività del consiglio di vigilanza dell’Energoatom. Al contrario, lo ha accusato di non aver saputo combattere la corruzione. E ha licenziato tutti i consiglieri.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it