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Kabul, 2017. La prima maestra afgana di wushu con le sue allieve. (Wakil Kohsar, Afp)
Una modella nel backstage di una sfilata durante la settimana della moda a Karachi, Pakistan. (Sarah Caron)
Iran. Dalla serie Reading for the streets of Teheran. (Maryam Firuzi)
Kabul, Afghanistan. Davanti al mausoleo, distrutto dalla guerra, del re Mohammad Nadir Shah, al potere dal 1929 al 1933. (Véronique de Viguerie)
Iran. Dalle serie An elegy for the death of Hamun. (Hashem Shakeri)
Kabul, Afghanistan, 1963. La scuola fondata dall’Accademia di musica di Vienna. (Paul Almasy, Akg-Images)
Iran. Dalla serie Stateless, 2015. (Gohar Dashti)
Dalla serie Pearl of the oyster. La musicista Soori a Kabul, Afghanistan. (Fatimah Hossaini)
Iran. Dalla serie The lake on its last legs, 2017. (Ebrahim Noroozi)
Teheran, Iran, 1999. Il regista Abbas Kiarostami sulle colline dove ha girato “Il sapore della ciliegia”. (Abbas, Magnum Photos)

Dalla Bretagna verso oriente

Il festival La Gacilly photo si svolge da quasi vent’anni nell’omonimo villaggio bretone, nel nordovest della Francia. Fin dalla prima edizione ha un obiettivo: raccontare la contemporaneità esponendo progetti che spingono a riflettere su problematiche sociali e ambientali.

Quest’anno una delle sezioni del festival, Visions of the east, si concentra su tre paesi del sudovest asiatico: Iran, Afghanistan e Pakistan. Questi condividono il patrimonio culturale della sfera d’influenza persiana, la religione musulmana che regola anche le leggi dello stato, e conflitti e tensioni che vanno avanti da decenni; ma anche artisti coraggiosi che hanno scelto di usare la fotografia per raccontare i limiti e le contraddizioni dei loro paesi.

Come Fatimah Hossaini, artista, fotografa, insegnante e attivista di 28 anni che dall’Afghanistan è scappata in Francia quando i taliban sono tornati al potere nell’agosto del 2021. Con sé ha portato anche tutti i suoi ritratti di donne afgane che, prima dell’inizio del governo taliban, cercavano di trovare un equilibrio personale tra libertà d’espressione, modernità e tradizione. O come Maryam Firuzi, un’altra giovane fotografa che invece sceglie una strada non documentaristica per riflettere sul ruolo delle donne e le loro possibilità nella società iraniana.

A un grande autore come Abbas, sempre iraniano, è dedicata una retrospettiva, la prima a quattro anni dalla sua morte. Fotoreporter prima con le agenzie Sipa e Gamma e poi con Magnum dal 1981, è diventato famoso grazie al racconto della rivoluzione in Iran del 1979, e tutta la sua carriera è legata alla ricerca della relazione che unisce gli esseri umani con dio e le religioni. Tra le luci e le ombre della sua pellicola in bianco e nero, Abbas si è soffermato sullo scontro di poli opposti: mito e realtà, fanatismo e derisione, caos e bellezza.

Gli altri autori di Visions of the east sono Gohar Dashti, Hashem Shakeri, Paul Amalsy, le francesi Véronique de Viguerie e Sarah Caron, Shah Marai e Wakil Kohsar.

Il festival La Gacilly photo resterà aperto fino al 30 settembre.

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