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Dalla serie Constant bloom. (Lucas Foglia)
Dalla serie Citizens. (Christian Lutz)
Dalla serie American pictures-I just do things. (Jacob Holdt)
Dalla serie As it was give(n) to me. (Stacy Kranitz)
Dalla serie Gulu real art studio. (Martina Bacigalupo)
Dalla serie Let the sun beheaded be. (Gregory Halpern, Per gentile concessione di Loock Berlin)
Dalla serie Passport. (Alexander Chekmenev)
Dalla serie Déjà view. (Martin Parr, Magnum Photos)
Dalla serie Déjà view. (The anonymous project)
Dalla serie The dictatorship of image. (Nicolas Righetti)
Dalla serie The sweating subject. (Jan Banning, Galerie Fontana)
Dalla serie Icons. (Jojakim Cortis e Adrian Sonderegger)

Verso nuovi significati

Il 14 luglio comincia Cortona on the move, il festival di fotografia che dal 2011 si svolge a Cortona, una cittadina in Toscana. Anche quest’anno, sotto la nuova direzione di Veronica Nicolardi e del fotografo Paolo Woods, l’evento ribadisce la sua attenzione per l’evoluzione della fotografia documentaria e per il ruolo dell’autore, le sue scelte, i rapporti con i soggetti rappresentati e i limiti del mezzo fotografico.

Me, myself and eye è il titolo di questa edizione, suggerito da Woods e ispirato a una canzone di Billie Holiday. “Desidero che gli spettatori si interroghino su come la fotografia non sia mai assoluta, ma acquisisca diversi significati in base a chi la produce e chi la consuma”, spiega Woods. E aggiunge: “Il mio obiettivo è che vengano infranti i muri artificiosi tra fotografia ‘alta’ e ‘bassa’ e che i visitatori del festival ripartano da Cortona con la convinzione che la fotografia sia il linguaggio più adatto per decifrare il mondo che ci circonda”.

Tra i lavori in mostra c’è Icons di Jojakim Cortis e Adrian Sonderegger. A partire da immagini iconiche della storia della fotografia e della storia contemporanea, i due ricostruiscono in studio dei modelli tridimensionali di queste immagini, e li riprendono da un’angolazione che appiattisce la scena. Questo gioco di copia nelle copia, tra passato e presente, serve a innescare un’esperienza metafisica che fa interrogare lo spettatore sulla natura della realtà e sulle sue riproduzioni.

In American pictures-I just do things il fotografo e scrittore Jacob Holdt ha raccolto oltre 18mila scatti realizzati in cinque anni di viaggi negli Stati Uniti. Raccontano il razzismo, la povertà, l’oppressione, l’amore, l’odio e l’amicizia. A Cortona, i curatori Lars Lindemann e Paolo Woods si sono soffermati sulle foto realizzate nelle case degli stati del sud, negli Appalachi e nei ghetti delle due coste.

Déjà view invece è un dialogo visivo tra due grandi archivi: quello di Martin Parr, uno dei fotografi viventi più conosciuti e apprezzati, e quello di The anonymous project, un’iniziativa artistica nata nel 2017 grazie a Lee Shulman e che raccoglie e conserva diapositive a colori scattate da fotografi non professionisti in tutto il mondo. L’accostamento per similitudine delle foto di Parr a quelle di autori amatoriali mette in moto una riflessione su come cambia il significato di un’immagine a seconda del contesto e del tipo di osservatore.

Oltre alle decine di mostre allestite tra il centro di Cortona, la fortezza del Girifalco e la stazione di Camucia, dal 14 al 17 luglio sarà possibile partecipare a letture portfolio, incontri e presentazioni e workshop. Mentre tutte le mostre resteranno aperte fino al 2 ottobre.

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