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Filadelfia, Pennsylvania, 1998. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Eurana park, Weatherly, Pennsylvania, 1982. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Annie Hasz, Easton, Pennsylvania, 2007. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
M. Adam Rutski, professore di spagnolo al liceo Hazleton, 1992. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Memoriale per i soldati in Vietnam, Washington, D.C, 1984. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Mike, Bethlehem, Pennsylvania, 1990. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Maria I. Leon, soldata, Bethlehem, Pennsylvania, 1990. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Easton, Pennsylvania, 1988. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Robert C. Byrd, senatore democratico della Virginia Occidentale, 1987. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)
Persephone, 2015. (Judith Joy Ross, Galleria Thomas Zander)

A contatto con Judith Ross

Judith Joy Ross è una delle grandi ritrattiste della fotografia statunitense del novecento, ma il suo lavoro - una produzione di quasi quarant’anni - è stato sempre sottostimato e quindi meno conosciuto dal grande pubblico. I suoi colleghi però ne hanno sempre riconosciuto il valore, da Robert Adams a Paul Graham, che ha dichiarato: “Alcuni si comportano come se volessero fotografare case, alberi e rocce, ma quello che vorrebbero veramente è avere l’intraprendenza di cui è capace Judith Ross quando ritrae le persone”.

Ross nasce nel 1946 a Hazleton, in Pennsylvania. Comincia a fotografare dalla metà degli anni settanta e dal 1981 utilizza principalmente macchine di grande formato come la Deardoff, stampando personalmente i negativi a contatto diretto con la carta e con un viraggio all’oro, in modo da evitare contrasti troppo accentuati. La sua attenzione è rivolta ai luoghi della Pennsylvania in cui è cresciuta, come i diner, i parchi, le rive del fiume dove da bambina trascorreva le giornate con la sua famiglia. Ma all’interno di questi paesaggi urbani e rurali sono le persone comuni le vere protagoniste della sua opera, la classe media americana che vive al di fuori da qualsiasi situazione spettacolare.

Senza sfruttare i sentimentalismi o l’ironia, e senza giudicare, Ross riesce a entrare in contatto con i soggetti con una delicatezza estrema, in grado di raggiungere la complessità di ciò che ognuno di loro contiene al loro interno: l’innocenza, il coraggio, la paura, l’amarezza, il disincanto e la bellezza; stati d’animo che rivelano l’esperienza umana in tutta la sua fragilità.

L’opera della fotografa è raccontata da un libro pubblicato da Atelier Exb e da una mostra a Le Bal, a Parigi, fino al 18 settembre.

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