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Shenandoah Jordan, Super Adaptoid, Lady Glorious, Matthew e Steve Culligan, Haight street, 13 agosto 1968. (Elaine Mayes)
Katrinka Haraden (Trinka), 19 anni, Haight street, 1968. (Elaine Mayes)
Una famiglia, Golden gate park, agosto 1968. (Elaine Mayes)
Un artista, 1968. (Elaine Mayes)
John C. Maynard, Ashbury street, 1968. (Elaine Mayes)
Sweet Pam con un gruppo di persone provenienti da una comune. Clayton street, 1 settembre, 1968. (Elaine Mayes)
Frank French, Haight-Ashbury, 1968. (Elaine Mayes)
Haight street, agosto 1968. (Elaine Mayes)
Eugene, Haight-Ashbury, 1968. (Elaine Mayes)
Linda, Straight theater, 1968. (Elaine Mayes)

I ritratti di Haight-Ashbury

Negli anni sessanta Elaine Mayes è una giovane fotografa, cresciuta tra Berkeley, Stanford e San Francisco, dove si stabilisce in una comune di Haight-Ashbury, quartiere rimasto impresso nella nostra memoria come l’epicentro della summer of love, il periodo tra la primavera e l’estate del 1967 in cui masse di giovani da tutti gli Stati Uniti si ritrovano per partecipare a un “risveglio spirituale” guidato dalla controcultura hippy e dalle proteste contro la guerra del Vietnam, cominciata nel 1955.

Uno degli eventi fondamentali di quei mesi è il festival di Monterey, dal 16 al 18 giugno, seguito da circa 200mila persone e in cui si esibiscono artisti come Simon e Garfunkel, Janis Joplin, Otis Redding, i Byrds, i Grateful Dead, gli Who e un quasi sconosciuto Jimi Hendrix che, a fine concerto, dà fuoco alla sua chitarra. Mayes si trova sotto il palco, con un accredito della rivista Hullabaloo; compressa dalla calca le resta uno spazio limitato per muoversi, ma nella difficoltà si concentra su una prospettiva ravvicinata e centrale che mette in risalto l’espressività dei musicisti grazie alle luci e al fumo di scena.

L’euforia hippy svanisce presto nel corso dell’autunno, anche a causa dell’abuso di droghe e all’aumento di crimini. Secondo Mayes il mito della summer of love e di Haight-Ashbury sono stati creati dai giornali, che soffermandosi sugli stereotipi, l’amore libero e l’lsd non sono riusciti a catturarne la vera essenza.

Lasciandosi ispirare dai ritratti di Diane Arbus, che incontra per strada invitandola nella sua comune, Mayes vuole creare il suo ritratto di Haight-Ashbury. Mette da parte l’approccio fotogiornalistico e dinamico con cui ha lavorato fino a quel momento e sceglie uno stile formale, con un’Hasselblad e un treppiede. Il racconto si sviluppa sugli incontri casuali con gli abitanti del quartiere che in genere accettano di farsi fotografare, senza troppi fronzoli: davanti casa, in un parco, su una scalinata.

La fotografa raccomanda ai soggetti di ispirare profondamente e poi scatta quando espirano, “ecco tutto quello che ho fatto” racconta recentemente in un’intervista. Tutto quello che ha fatto Mayes è infatti ricercare la spontaneità e registrare dei momenti di verità nelle vite di adolescenti, artisti e famiglie non convenzionali che sono stati oggetto di semplificazione e demonizzazione.

Nell’introduzione alla prima pubblicazione di queste foto, il libro Haight-Ashbury portraits (Damiani), lo storico dell’arte Kevin Moore afferma che il lavoro di Mayes è un chiaro monumento a un’epoca fragile e ci ricorda quanto sia necessario mettere in atto, sempre, un ottimismo spericolato.

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