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Coronavirus: le ultime notizie

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Le proteste contro il lockdown potrebbero aiutare la diffusione del virus

Le proteste contro il lockdown potrebbero aiutare la diffusione del virus

Da metà aprile negli Stati Uniti ci sono proteste contro i provvedimenti adottati dai governatori per garantire il distanziamento sociale e contenere il virus. Queste dimostrazioni, oltre ad aver creato situazioni pericolose nell’immediato – in molti casi i manifestanti erano armati – potrebbero contribuire anche a diffondere ulteriormente il Sars-Cov-2, scrive il Guardian.

Un’analisi dei dati ricavati dalle celle telefoniche mostra che queste persone spesso hanno viaggiato per centinaia di chilometri per raggiungere il luogo della protesta (in alcuni casi oltrepassando il confine tra stati diversi) per poi tornare nelle loro città. Questo rischio era emerso già il 9 maggio, quando si è scoperto che 70 persone che avevano contratto il virus nelle due settimane precedenti avevano partecipato a eventi in cui c’erano stati assembramenti (non è chiaro se si trattava delle proteste contro il lockdown, perché non è stato chiesto ai pazienti a che tipo di evento avessero partecipato).

Questi dati fanno emergere negli Stati Uniti il timore che le dimostrazioni possano diventare vettori di contagio in aree che finora non sono state troppo colpite dal virus. Uno dei maggiori spostamenti riportati dal Guardian, basati sulle analisi del gruppo Committee to Protect Medicare, è avvenuto verso Lansing, la capitale del Michigan, dove i dimostranti sono entrati armati nel parlamento statale.

Alcuni hanno percorso quasi 300 chilometri, altri sono arrivati dall’Indiana. Spostamenti simili ci sono stati in Florida, Wisconsin e Colorado.

Nel frattempo la maggior parte degli stati ha deciso di riaprire molte attività economiche, come si vede dalla mappa (in blu e celeste gli stati che hanno riaperto o stanno per farlo).

Ma ci sono molte differenze anche all’interno dei singoli stati. In alcuni – come California, Florida, Washington e New Mexico – alcune contee sono aperte e altre chiuse.

La maggior parte degli esperti, anche quelli che consigliano la Casa Bianca sull’emergenza, non credono che gli stati siano pronti a riaprire, perché non hanno preso le misure necessarie per evitare una seconda ondata di contagi.

Da parte sua il presidente Donald Trump ha ingaggiato uno scontro a distanza con il suo predecessore Barack Obama. In un discorso ai diplomandi il 16 maggio, Obama ha messo in dubbio la gestione dell’emergenza da parte della Casa Bianca. Trump ha risposto definendo Obama il più corrotto presidente della storia statunitense.


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