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Patrimoni

Elon Musk a New York, 2019.

Elon Musk, l’uomo più ricco del pianeta, ha accumulato finora 220 miliardi di dollari: poco più del prodotto interno lordo di un paese come la Grecia, che ha quasi undici milioni di abitanti. Vent’anni fa l’uomo più ricco era invece Bill Gates e il suo patrimonio era di 41 miliardi di dollari, un quinto del pil della Grecia, che all’epoca era di 202 miliardi di dollari.

Con i suoi soldi Gates non si sarebbe potuto comprare Twitter, se il social network fosse già esistito e se il suo valore fosse stato quello attuale (44 miliardi di dollari). Dall’inizio del ventunesimo secolo il tasso di crescita dei patrimoni delle persone più ricche del pianeta è esploso, senza nessuna relazione con la crescita economica mondiale.

Sono casi estremi, ne parlava recentemente in tv l’economista francese Julia Cagé, utili però a ricordare le follie di un sistema che genera evidenti disuguaglianze, consentendo a singole persone di accumulare enormi fortune e dunque un potere immenso.

Qualche anno fa la scrittrice indiana Arundhati Roy aveva fatto quattro proposte per mettere un freno a tutto questo: “1) Le imprese non possono avere proprietà incrociate. Per esempio, i produttori di armi non possono possedere stazioni televisive; le società minerarie non possono gestire giornali; le imprese non possono finanziare le università; le aziende farmaceutiche non possono controllare i fondi destinati alla sanità pubblica. 2) Le risorse naturali e le infrastrutture essenziali – acqua, elettricità, sanità e istruzione – non possono essere privatizzate. 3) Tutti devono avere il diritto a un alloggio, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. 4) I figli delle persone più ricche non possono ereditare i patrimoni dei genitori”.

Nel frattempo, ci potremmo accontentare di nuovi strumenti fiscali e legislativi per evitare la concentrazione infinita di capitali nelle mani di aziende e di singole persone. ◆

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