×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Si è conclusa la prima giornata di votazioni per il presidente della repubblica

La prima votazione del 29 gennaio si è conclusa con 538 schede bianche

Altri 32 aggiornamenti

Le resistenze di Alfano sulla candidatura di Sergio Mattarella

Stamattina Matteo Renzi sembrava avercela fatta a far convergere Silvio Berlusconi e Forza Italia sul nome di Sergio Mattarella. Era perfino riuscito a convincere la sinistra del suo partito e Sinistra ecologia libertà sulla candidatura unitaria dell’attuale giudice della corte costituzionale. Ma non aveva considerato il suo alleato di governo Angelino Alfano, che invece ha fermato l’idillio.

“Il nome di Mattarella è un pugno in faccia”, dichiara Fabrizio Cicchitto del Nuovo centrodestra, lasciando l’aula di Montecitorio dopo la votazione. “Mattarella non è il nome giusto, Renzi pensa solo all’unità del Pd e con questo rompe sia con noi sia con Forza Italia”, dice Cicchitto.

Silvio Berlusconi ha preso tempo e ha incontrato Angelino Alfano. Poi, di fronte all’assemblea dei grandi elettori, ha annunciato che Forza Italia voterà scheda bianca anche al quarto scrutinio.

Non è chiaro il motivo che avrebbe spinto Alfano, alleato di Matteo Renzi nel governo, ad abbandonare il premier nel momento dell’elezione del presidente della repubblica. “Da quello che ho capito, Berlusconi voleva cedere già da subito, ma è stato stoppato dai malumori interni e da Alfano che si è messo in mezzo”, spiega il giornalista dell’Espresso Marco Damilano. “Alfano in questo momento è nella maggioranza di governo e invece sulle istituzioni sta all’opposizione, è una posizione senza precedenti nella storia della repubblica”, aggiunge Damilano.

Se nelle elezioni del presidente della repubblica del 2013 sono state le spaccature interne al Pd a fare saltare il tavolo, questa volta le sorprese potrebbero venire dal centrodestra.

Annalisa Camilli, Internazionale

pubblicità