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I tagli cesarei in Europa

A Cipro un bambino su due nasce con il cesareo, in Italia più di uno su tre. In Svezia uno su sei e in Islanda uno su sette. In generale in Europa il ricorso al cesareo oscilla tra il 14,8 e il 52,2 per cento. Cipro e Italia registrano anche le percentuali europee più alte di cesarei programmati con, rispettivamente, il 38,8 e il 25 per cento delle nascite, mentre le più basse (6,6 per cento) si rilevano in Norvegia e Finlandia.

È quanto emerge dallo studio Euro-Peristat condotto in 29 paesi europei. Differenze si osservano anche nelle categorie potenzialmente a rischio per le quali il cesareo è indicato come procedura di emergenza (primiparità, precedente parto cesareo, parto prematuro o podalico e gemellarità). Per esempio, in Norvegia il 69 per cento dei parti podalici è eseguito chirurgicamente a fronte del 100 per cento in Scozia.

Queste differenze, commentano gli autori dello studio su Bjog, indicano l’assenza di un approccio comune su come far nascere i bambini. Sarebbe utile analizzarne le ragioni, considerando le diversità nei finanziamenti dei sistemi sanitari, le richieste delle partorienti e la percezione del rischio del taglio cesareo. Bjog

Correzione 31 marzo 2015
Nella versione precedente di questo articolo avevamo scritto che in Italia un bambino su quattro nasce con il cesareo, che in Islanda succede in un parto su sei e che in Europa la percentuale inferiore di ricorso al cesareo era del 14,4 per cento.

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