Negli Stati Uniti bocciata una legge che consentiva ai nati a Gerusalemme di indicare Israele come luogo di nascita
La corte suprema degli Stati Uniti ha respinto una legge che avrebbe consentito ai cittadini statunitensi nati a Gerusalemme di indicare Israele come luogo di nascita sul passaporto. La sentenza ha diviso i giudici della corte, sei dei quali hanno votato contro la legge e tre a favore. Nelle motivazione della sentenza, il giudice Anthony M. Kennedy ha precisato che lo status di Gerusalemme è “un tema delicato” e che la costituzione conferisce esclusivamente al presidente l’autorità di riconoscere i governi stranieri.
La sentenza ha quindi stabilito che legge avrebbe rappresentato un’ingerenza nella politica estera degli Stati Uniti e avrebbe compromesso gli sforzi di Washington per presentarsi come mediatore neutrale in Medio Oriente. La legge era stata approvata dal congresso nel 2002 e firmata dall’allora presidente George W. Bush, che però, come il suo successore Barack Obama, si era rifiutato di applicarla. Imponeva al dipartimento di stato di registrare Israele come luogo di nascita dei bambini di nazionalità statunitense nati a Gerusalemme, su richiesta dei genitori.