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Due milioni di posti di lavoro a rischio in Europa per le sanzioni contro la Russia

Le sanzioni commerciali dell’Unione europea alla Russia costeranno agli stati membri un prezzo più alto di quanto previsto e comunicato ai governi nazionali alla fine del maggio scorso dalla Commissione europea. È quanto emerge da un’inchiesta della Lena, la Leading European Newspaper Alliance di cui fanno parte i quotidiani la Repubblica, Die Welt, El Pais, Le Figaro, Le Soir, Tages-Anzeiger e Tribune de Genève. L’inchiesta giornalistica, che parte dai dati di uno studio dell’istituto austriaco per la ricerca economica (Wifo), rivela che in tutta Europa sono a rischio due milioni di posti di lavoro e circa cento miliardi di euro in valore aggiunto nell’export di beni e servizi. Dopo la Germania, il paese più colpito sarà l’Italia con la perdita di più di 200mila posti di lavoro e un calo della produttività dello 0,9 per cento.

La ricerca del Wifo prende in considerazione “il peggiore degli scenari”. “Il calo delle esportazioni dei paesi dell’Unione europea che avevamo ipotizzato nell’autunno dello scorso anno come scenario estremo è ormai realtà. E le sanzioni imposte alla Russia e la risposta di Mosca hanno un ruolo decisivo”, ha spiegato Oliver Fritz, uno dei tre responsabili della ricerca. “Se la situazione non dovesse mutare radicalmente”, ha avvertito, “è prevedibile che le nostre ipotesi più fosche diventino realtà”.

Gli ambasciatori dell’Unione europea, riuniti il 17 giugno, hanno concordato la proroga delle sanzioni alla Russia di ulteriori sei mesi, con una scadenza fissata alla fine di gennaio del 2016. La decisione finale spetta al consiglio dei ministri degli esteri che si riunirà il 22 giugno. Il presidente russo Vladimir Putin, che oggi interviene al forum economico di San Pietroburgo, ha già minacciato che le sanzioni – legate al coinvolgimento di Mosca nella crisi ucraina – comporteranno gravi conseguenze anche per le economie nazionali dei paesi dell’Ue.

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