×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Attacco dei taliban al parlamento di Kabul

Almeno diciotto persone sono state ferite. L’edificio è stato evacuato. Dopo una sparatoria durata due ore tutti gli attentatori sono stati uccisi

Altri 4 aggiornamenti

L’offensiva taliban e l’impasse afgana

Un agente di polizia dopo l’attacco al parlamento di Kabul.

L’attacco al parlamento di Kabul è solo l’ultimo di una lunga serie di attentati che fanno parte dell’offensiva estiva dei taliban in Afghanistan. Quest’anno l’offensiva si è rivelata più sanguinosa e decisiva rispetto agli anni passati: negli ultimi giorni i taliban hanno conquistato due distretti della provincia settentrionale di Kunduz e puntano alla città più importante della zona, mentre gli attentati suicidi si susseguono due o tre volte alla settimana nella capitale Kabul, prendendo di mira non solo le forze dell’ordine, ma anche operatori umanitari stranieri, diplomatici, politici e civili. Secondo alcuni osservatori, l’Afghanistan sta attraversando la peggiore crisi politica e militare dall’offensiva contro il paese guidata dagli Stati Uniti nel 2001.

Situazione politica
Dopo mesi di stallo seguiti alle contestate elezioni di giugno 2014, a gennaio il presidente Ashraf Ghani ha nominato i ministri del nuovo governo di coalizione formato con il suo avversario Abdullah Abdullah, nominato amministratore delegato del governo, una carica simile a quella di primo ministro. Ma a un anno dalle elezioni, molti incarichi di governo e posizioni di leadership nelle province sono rimasti vacanti. Le due fazioni al governo, inoltre, non sono state finora in grado di condurre un dialogo costruttivo per realizzare le riforme politiche, tra cui quella del sistema elettorale, ripensare i rapporti con i paesi donatori e mettere in atto una strategia per arginare l’offensiva dei taliban.

Un nuovo colpo alla credibilità del governo è arrivato domenica 21 giugno, quando il mandato del parlamento è scaduto senza che sia stata fissata la data delle nuove elezioni né sia stato raggiunto un accordo sulla loro organizzazione. Il 19 giugno Ghani ha emesso un decreto per estendere il mandato parlamentare, spiegando che entro un mese sarà annunciata la data delle nuove elezioni. Secondo l’opposizione, si tratta di una mossa incostituzionale. In precedenza i donatori internazionali avevano minacciato di ritirare il sostegno finanziario a causa dello stallo. La revisione del processo elettorale in tempo per eleggere un nuovo parlamento era un elemento chiave dell’accordo di condivisione del potere tra Ghani e Adbullah.

L’accordo con il Pakistan
Il governo inoltre è stato fortemente criticato dopo che i servizi segreti afgani e pachistani hanno firmato un accordo per rafforzare la collaborazione nelle operazioni contro il terrorismo. Molti politici hanno accusato Ghani di svendere gli interessi del paese a Islamabad. L’ex presidente Hamid Karzai ha chiesto l’annullamento immediato dell’accordo, in base al quale i servizi segreti pachistani dovrebbero addestrare ed equipaggiare quelli afgani e le due agenzie d’intelligence militare potranno condurre indagini congiunte sulle persone sospettate di essere legate a episodi di terrorismo nei due paesi. Negli ultimi tempi i militari afgani e pachistani hanno condotto operazioni antiterrorismo lungo la frontiera di 2.400 chilometri condivisa dai due paesi. Islamabad ha lanciato una nuova offensiva militare contro le basi dei taliban al confine con l’Afghanistan e si è impegnata a fare pressione perché accettino di trattare con Kabul. Il 12 maggio il premier pachistano Nawaz Sharif ha visitato la capitale afgana e per la prima volta ha condannato le violenze dei taliban, accusandoli apertamente di “terrorismo”.

L’offensiva dei taliban
All’inizio dell’estate i taliban hanno lanciato la loro tradizionale offensiva, che però si è dimostrata più efficace rispetto al passato. Sono state attaccate 26 province su 34. Mentre prima le offensive dei taliban erano limitate alle loro tradizionali aree di sostegno a sud e a est lungo la frontiera con il Pakistan, quest’anno i combattimenti maggiori sono stati registrati nelle province settentrionali verso l’Asia centrale e in quelle occidentali vicino al confine con l’Iran.

Nel frattempo gli attacchi suicidi a Kabul si sono moltiplicati e hanno preso di mira alberghi, il quartiere diplomatico, commissariati, ministeri, la missione della polizia europea, la redazione di un’agenzia di stampa e diversi luoghi frequentati dai turisti. A quanto pare, inoltre, i taliban stanno adottando alcune tattiche del gruppo Stato islamico, come gli attacchi multipli in diverse direzioni, l’assedio alle città e l’esecuzione pubblica dei soldati afgani prigionieri.

Presenza internazionale
Alla fine del 2014 è scaduto il mandato delle Nazioni Unite per la missione Isaf ed è stato formalmente completato il ritiro del contingente militare internazionale. Il nuovo governo ha firmato l’accordo che permetterà agli Stati Uniti di mantenere nel paese circa diecimila soldati fino al 2016 e che Karzai aveva sempre rifiutato. Ci sono ancora tredicimila militari statunitensi e della Nato impegnati nell’addestramento delle truppe afgane. Ma in molti ritengono che l’esercito afgano non sia in grado di contenere l’avanzata dei taliban. Il problema principale è la mancanza di una forza aerea adeguata, capace di dare sostegno alle operazioni di terra, di soccorrere i feriti e di distribuire i rifornimenti.

Vittime civili
Il rapporto della missione delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) pubblicato a febbraio denuncia che il numero delle vittime civili nel conflitto in Afghanistan è aumentato nel 2014. A causa dell’intensificazione dei combattimenti sul terreno, è stato registrato un aumento del 22 per cento nel numero delle vittime. In totale i morti e i feriti del conflitto nel 2014 sono stati 10.548, in aumento rispetto al 2013 (8.637) e al 2012 (7.590). Secondo l’Onu, la prima causa di morte sono stati i combattimenti (34 per cento), seguiti dalle bombe artigianali (28 per cento). Le donne e i bambini sono stati più colpiti rispetto agli anni precedenti, con un aumento del 40 per cento nel numero delle vittime tra i minori e del 21 per cento nel numero delle donne.

La situazione sul terreno è complicata dalla fuga di migliaia di persone dalle zone di combattimento al confine tra Pakistan e Afghanistan. Migliaia di immigrati afgani hanno ricevuto l’ordine di lasciare il Pakistan perché sospettati di essere terroristi.

pubblicità