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I funerali di Aylan Kurdi e della sua famiglia a Kobane

Abdullah Kurdi, padre di Aylan Kurd davanti alla camera mortuaria di Mugla, nel sud della Turchia il 3 settembre. (Ozan Kose, Afp)

L’unico sopravvissuto della sua famiglia al naufragio nell’Egeo, Abdullah Kurdi, è tornato a Kobane il 4 settembre per seppellire suo figlio di tre anni Aylan, suo figlio di cinque anni Galip e sua moglie Rehan.

Un convoglio con le salme della famiglia Kurdi è partito dal campo profughi di Suruç, e ha attraversato il confine tra Turchia e Siria. Abdullah Kurdi è stato accompagnato da una delegazione di deputati turchi e dai giornalisti che sono stati fermati a tre chilometri da Kobane, città siriana distrutta dai bombardamenti della coalizione guidata dagli Stati Uniti contro i jihadisti dello Stato islamico e dai combattimenti tra esercito curdosiriano e jihadisti. Le autorità turche hanno arrestato quattro presunti trafficanti per il naufragio dell’imbarcazione in cui sono morte dodici persone, tra cui la famiglia Kurdi.

I due fratellini e la loro madre facevano parte di un gruppo di almeno dodici siriani morti su un’imbarcazione diretta verso l’isola greca di Kos, nell’Egeo.

La barca si è capovolta anche se il mare era calmo, sovraccarica per i 17 passeggeri. I corpi sono stati trascinati sulla spiaggia di Ali Hoca Point a Bodrum. È arrivata la notizia che anche un altro gommone, sul quale viaggiavano altre sedici persone, si è rovesciato.

La guardia costiera turca ha dichiarato che cinque bambini e una donna sono morti in seguito al naufragio, mentre tre persone sono ancora disperse. Gli elicotteri hanno messo in salvo altre quindici persone.

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