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I paesi europei sono ancora divisi sul piano di ripartizione dei profughi

L’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini insieme al direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) Lacy Swing, al centro, l’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu Antonio Guterres durante la riunione straordinaria dei ministri della giustizia e dell’interno europei a Bruxelles, il 14 settembre 2015. (Geert Vanden Wijngaert, Ap/Ansa)

Nell’Unione europea manca ancora un accordo sulla redistribuzione dei profughi. I ministri dell’interno e della giustizia europei sono riuniti dalle 15 a Bruxelles per discutere del nuovo piano del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker per la ricollocazione di 160mila richiedenti asilo arrivati tra Italia, Grecia e Ungheria. Dalla bozza che circola con le conclusioni della riunione straordinaria di oggi, sembra che i paesi dell’Unione si limiteranno a un accordo di massima sull’ultima proposta di Juncker per la distribuzione di 120mila migranti lasciando alle prossime settimane ogni decisione sui criteri di questa distribuzione.

Stando alla bozza, i ministri europei si impegneranno invece a recepire con leggi nazionali ad hoc la proposta precedente di Bruxelles per la ripartizione di altri 40mila migranti già arrivati in Italia e in Grecia, ma questi profughi saranno accolti dagli altri paesi dell’Unione su base volontaria e non secondo il sistema di quote inizialmente previsto.

Secondo alcune anticipazioni, il ministro dell’interno italiano Angelino Alfano avrebbe sfruttato l’occasione di Bruxelles per fare presente agli alleati europei che l’Italia è pronta a rispettare il piano europeo ma non aprirà nuovi hotspot, cioè centri di transito, prima di una decisione comune sulla distribuzione dei 160mila migranti e degli oneri di accoglienza tra i paesi dell’Unione.

Il presidente della Commissione, appoggiato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, ha proposto un sistema di quote in base al quale 40mila migranti, pari a un quarto di quelli da ricollocare, sarebbero destinati proprio alla Germania. Un sistema che Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca – il gruppo Visegrad – ha respinto in maniera categorica.

Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha avvertito venerdì che avrebbe redarguito i capi di stato e di governo europei se la ministeriale di oggi non si fosse conclusa con una soluzione condivisa sul sistema di quote. E i vertici comunitari, come le autorità di Berlino, hanno fatto valere l’argomento che il fallimento di un piano d’accoglienza condiviso metterebbe a rischio il sistema di libera circolazione nell’area Schengen, particolarmente caro ai paesi ex comunisti.

Nella riunione odierna i ministri dovrebbero anche proporre una serie di misure per rafforzare la difesa ai confini dell’Unione, con controlli più rigidi per l’identificazione dei migranti e filtri più efficaci per chi entra, oltre a un sistema più rapido di rimpatrio dei migranti economici che non hanno i requisiti per richiedere l’asilo. I ministri hanno ascoltato gli aggiornamenti da parte di diverse agenzie specializzate dell’Unione e delle Nazioni Unite, come Frontex o l’Unhcr, e una presentazione dettagliata della nuova proposta di quote per i richiedenti asilo da parte della Commissione.

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