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L’incontro all’Onu tra Putin e Obama e il nodo della Siria

Il presidente statunitense Barack Obama alla sede dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il 28 settembre 2015. (Kevin Lamarque, Reuters/Contrasto)

Il presidente russo Vladimir Putin e quello degli Stati Uniti, Barack Obama, si incontrano oggi alle Nazioni Unite, a poche ore dall’appello di Putin per una nuova coalizione internazionale contro il gruppo Stato islamico. I due leader intervengono nella sessione del mattino (ora di New York) dell’assemblea generale, prima del loro colloquio. È il loro primo incontro ufficiale in più di due anni, in una fase particolarmente tesa dei rapporti bilaterali.

Il faccia a faccia. Dopo una lunga fase di isolamento legata alla crisi in Ucraina, la Russia di Putin è tornata al centro della scena internazionale con un’accelerazione diplomatica e militare sulla Siria, devastata da quattro anni e mezzo di guerra. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, quando ha anticipato i contenuti dell’incontro di oggi ha messo l’accento sulla crisi siriana, mentre il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha sostenuto che il principale argomento in discussione tra Putin e Obama sarà la situazione nell’est dell’Ucraina.

L’escalation russa in Siria. Il discorso più atteso dell’apertura della settantesima assemblea generale è sicuramente quello di Putin, che non parla in questa sede da dieci anni. L’arrivo a New York del presidente russo è stato anticipato da una serie di rivelazioni sulla costruzione, da parte della Russia, di una base area militare nella città costiera siriana di Latakia, nella parte nordoccidentale del paese, e del consolidamento della sua presenza navale nel porto di Tartus. Sempre con l’obiettivo di sostenere le truppe del presidente siriano Bashar al Assad, i russi avrebbero effettuato negli ultimi giorni una serie di missioni di ricognizione.

L’intervista di Vladimir Putin alla Cbs


In un’intervista alle televisioni statunitensi Cbs e Pbs, registrata alla vigilia del summit con Obama, Putin ha assicurato che per il momento non schiererà truppe da combattimento: “La Russia non parteciperà a nessuna operazione sul territorio della Siria o in nessun altro paese. O comunque, per ora non c’è nessun piano”, ha detto. Poi il presidente russo è tornato sull’importanza di sostenere Assad per vincere la guerra contro i jihadisti: “Non c’è altra soluzione al conflitto siriano che rafforzare la attuali legittime istituzioni di governo, sostenendole nella guerra contro il terrorismo”.

Putin ha poi sottolineato la necessità di una “piattaforma comune per un’azione collettiva” contro lo Stato islamico, che vada a sostituire la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti per coinvolgere le forze di Assad. Ma Obama ha preso le distanze da questa prospettiva già durante il suo intervento davanti all’assemblea, definendo Assad un “tiranno” e quindi escludendo qualsiasi coinvolgimento del leader siriano negli sforzi di pacificazione.

Il discorso di Obama. “Assad ha risposto alle proteste pacifiche con massacri e uccisioni, creando l’ambiente per questa guerra. Ora non si può pensare solo alla riappacificazione, dopo gli attacchi indiscriminati. Il compromesso è necessario, ma il realismo ci chiede una transizione gestibile senza Assad, un governo inclusivo che riconosca che serve mettere fine a questo caos”, ha detto Obama nel suo intervento all’assemblea generale. Il presidente statunitense si è comunque detto pronto a lavorare con la Russia e all’Iran per una soluzione della crisi.

Il ruolo dell’Iran. Per non perdere tempo, la Russia ha intanto creato un meccanismo di coordinamento tra servizi segreti per combattere lo Stato islamico insieme ai governi di Siria, Iran e Iraq. E il viceministro degli esteri russo Mikhail Bogdanov ha fatto sapere proprio oggi che un gruppo di contatto sulla Siria a cui prenderanno parte Iran, Stati Uniti, Arabia Saudita, Turchia ed Egitto potrebbe riunirsi già ad ottobre. Ma il ruolo degli iraniani è ancora una grande incognita e sarà argomento di dibattito in un altro incontro al palazzo di vetro dell’Onu, sempre oggi, tra i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza e la Germania, che si confronteranno sugli sviluppi dell’accordo sul nucleare con Teheran.

Secondo il Financial Times, le diplomazie occidentali sarebbero al lavoro per cercare di coinvolgere in un futuro gruppo di contatto sulla Siria anche Turchia e Arabia Saudita, ma il tentativo dei russi di coinvolgere l’Iran (alleato storico del regime di Assad) starebbe mettendo a rischio l’iniziativa. Tutti gli attori coinvolti sono comunque consapevoli dell’importanza che potrebbe avere un’alleanza con gli iraniani per risolvere la crisi.

Oggi all’Onu. Dell’intesa raggiunta dal 5+1 con l’Iran si discutono oggi i ministri degli esteri, in presenza del segretario di stato statunitense John Kerry e dell’iraniano Mohammad Javad Zarif, ma per quest’anno è escluso un vertice tra il presidente statunitense Barack Obama e l’iraniano Hassan Rohani, che interviene nella stessa sessione di Obama e Putin all’assemblea generale. È stato invece confermato un breve incontro bilaterale tra Obama e Raùl Castro, alla luce della normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cuba. Anche Putin ha in agenda un faccia a faccia con Castro, oltre che con lo stesso Rohani.

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