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Le nuove regole per la cittadinanza approvate dalla camera dei deputati

Madre e figlia nel centro storico di Riace, in Calabria, il 22 novembre 2013. (Max Rossi, Reuters/Contrasto)

La camera ha approvato il disegno di legge con le nuove norme per la cittadinanza per i minori stranieri. I sì sono stati 310, i no 66 e gli astenuti 83. La nuova legge passa ora all’esame del senato. Hanno votato a favore i partiti di maggioranza e, tra le forze di opposizione, Sinistra ecologia libertà. Hanno votato contro Lega, Forza Italia e Fratelli di Italia. Il Movimento 5 stelle si è astenuto.

Il dibattito è stato trasmesso in diretta televisiva, ma all’inizio in aula non c’erano più di venti deputati, compresa la presidente della camera Laura Boldrini. Al momento dell’approvazione ci sono stati applausi, provenienti dai banchi del Partito democratico e della maggioranza, e urla di disapprovazione dai settori della Lega.

Cosa cambia con il cosiddetto ius soli temperato. Secondo le norme attuali, uno straniero nato in Italia può richiedere la cittadinanza solo se è stato residente legalmente senza interruzioni fino alla maggiore età. La camera ha dato oggi il primo via libera a regole più semplici per concederla ai figli degli immigrati. Potranno ottenere la cittadinanza italiana i bambini stranieri nati in Italia con un genitore in possesso del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Per ottenere la cittadinanza c’è bisogno di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età. Se il genitore non ha reso tale dichiarazione, l’interessato può fare richiesta di acquisto della cittadinanza entro due anni dal raggiungimento della maggiore età. In ogni caso, per chi nasce e risiede in Italia legalmente e senza interruzioni fino a 18 anni, il termine per la richiesta della cittadinanza sarà aumentato da uno a due anni dal raggiungimento della maggiore età.

Le critiche alla clausola del permesso di lungo periodo. Le associazioni vicino al dossier hanno molto criticato la recente modifica della riforma che ha introdotto la condizione del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo per i genitori dei minori che vogliano richiedere la cittadinanza perché ritengono che sia un criterio selettivo dal punto di vista economico e quindi discriminante. Il permesso in questione, infatti, viene rilasciato ai cittadini stranieri di paesi non appartenenti all’Unione europea solo a certe condizioni: devono essere in possesso, da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità; devono avere un reddito non inferiore all’importo annuale dell’assegno sociale; devono avere la disponibilità di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; devono superare un test di conoscenza della lingua italiana.

Ius culturae. In base alla riforma, potrà ottenere la cittadinanza il minore straniero, che sia nato in Italia o sia entrato nel paese entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale uno o più cicli scolastici per almeno cinque anni, presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione. Oppure che abbia seguito percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è necessario che tale ciclo sia completato con successo. La richiesta va fatta dal genitore, cui è richiesta la residenza legale, oppure dall’interessato entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.

Norma transitoria. Le nuove norme si applicheranno anche ai 127mila stranieri in possesso dei nuovi requisiti ma che abbiano superato, al momento di approvazione della legge, il limite di età dei 20 anni per farne richiesta. Il ministero dell’interno avrà sei mesi di tempo per rilasciare il nulla osta.

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