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Aperta un’inchiesta sul profugo eritreo ucciso in Israele

La polizia israeliana vicino al corpo del beduino israeliano autore dell’attentato a Beersheva, nel sud del paese, il 18 ottobre 2015. (Tsafrir Abayov, Ap/Ansa)

La polizia israeliana ha aperto un’inchiesta sull’uccisione di un profugo eritreo, Haftom Zarhum, avvenuta ieri sera durante l’assalto armato nella stazione di autobus di Beersheva, nel sud di Israele, che ha causato la morte di un soldato. Le forze dell’ordine stanno cercando gli israeliani responsabili dell’omicidio, che si suppone abbiano scambiato Zarhum per un complice dell’attentatore beduino israeliano.

Il migrante eritreo era a Beersheva per rinnovare il suo visto di lavoro e stava tornando nel moshav (comunità agricola israeliana simile ai kibbutz) Ein HaBesor, vicino al confine meridionale della Striscia di Gaza, dove gestiva una serra. Si trovava nella stazione con un gruppo di amici e colleghi.

Una guardia di sicurezza ha sparato più volte a Zarhum, credendolo un complice dell’attentatore a causa del suo aspetto. Successivamente un gruppo di persone lo ha circondato mentre era a terra, ancora vivo, e ha cominciato a colpirlo in testa, insultandolo e sputandogli addosso. Alcuni paramedici hanno cercato di soccorrerlo ma la folla li ha trattenuti intonando slogan israeliani contro gli arabi.

La direttrice di Human Rights Watch per Israele, Sari Bashi, ha definito la morte di Zarhum “un tragico ma prevedibile risultato dei discorsi dei politici israeliani, che incoraggiano un eccessivo uso della forza”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è espresso contro le manifestazioni di giustizia privata.

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