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Cosa prevede la riforma della Rai all’esame della camera

La sede della Rai di viale Mazzini, a Roma. (Cristiano Laruffa, Lapresse)

È in corso alla camera l’esame della riforma della Rai. L’approvazione del disegno di legge, che ha già ricevuto il via libera dal senato, potrebbe arrivare entro il 22 ottobre. A quel punto il testo tornerà a palazzo Madama per l’approvazione definitiva, che dovrebbe arrivare dopo l’entrata in vigore della legge di stabilità, prevista per fine novembre. Ecco cosa prevede la riforma:

  • Al posto del direttore generale, il disegno di legge (articolo 2) introduce un amministratore delegato con ampi poteri, che resta in carica per tre anni ed è nominato dallo stesso consiglio d’amministrazione su proposta del governo. Il cda elegge il presidente al proprio interno.
  • In fase di prima applicazione, e fino al primo rinnovo del consiglio di amministrazione successivo alla data di entrata in vigore della legge, l’attuale direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, eserciterà le funzioni di amministratore delegato.
  • Un emendamento presentato da Forza Italia al senato ha introdotto la figura del presidente “di garanzia”, che viene nominato dal consiglio d’amministrazione con il parere favorevole della commissione di vigilanza.
  • Il consiglio d’amministrazione, a partire dal 2018, sarà formato da sette componenti invece dei nove attuali: quattro vengono eletti da camera e senato, due vengono nominati dal governo e uno dai lavoratori della Rai.
  • Gli stipendi dei dirigenti Rai saranno resi pubblici, come ha confermato il sottosegretario alle telecomunicazioni Antonello Giacomelli. Il rinnovo di tutti i contratti di servizio diventerà da triennale a quinquennale.
  • Riguardo al canone, il governo ha inserito una misura per abbassarlo all’interno della legge di stabilità. Secondo indiscrezioni pubblicate dalla stampa italiana, l’esecutivo vuole inserirlo all’interno della bolletta elettrica solo per la prima casa. Il canone sarà pagato in sei rate del valore di 16,66 euro, per un totale di 100 euro all’anno.
  • Riguardo alla riorganizzazione dell’informazione, le intenzioni del governo non sono ancora chiare. Secondo le ultime indiscrezioni, il Pd vorrebbe modificare ulteriormente il piano di riordino già introdotto dall’attuale direttore generale Luigi Gubitosi. Il Pd vorrebbe creare un’unica testata giornalistica, accorpando quelle già esistenti e riducendo il numero dei giornalisti.
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