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Il governo indiano vuole vietare la maternità surrogata alle coppie straniere

Rekha Patel (a destra), una donna britannica di 42 anni, tiene in braccio sua figlia Gabriella, partorita da una madre surrogata indiana, nel centro per la fecondazione in vitro Akanksha ad Andand, in India, il 25 agosto del 2013. (Mansi Thapliyal, Reuters/Contrasto)

Il governo indiano ha annunciato che proporrà una legge per impedire alle coppie straniere di ricorrere a donne indiane come madri surrogate. In una deposizione scritta inviata alla corte suprema, che a seguito di una petizione aveva richiesto che venisse promulgata una normativa sulla questione, l’esecutivo ha precisato che in futuro solo le coppie indiane potranno avvalersi della maternità surrogata.

L’India è uno dei pochi paesi in cui è possibile far impiantare embrioni concepiti in vitro nell’utero di una donna esterna alla coppia. Migliaia di persone con problemi di fertilità, in gran parte provenienti dall’estero, ricorrono alla gestazione per altri, che al momento non è regolamentata in modo chiaro.

L’unica regola vigente è che la coppia che ne fa richiesta sia sposata da almeno due anni. A New Delhi si contano decine di cliniche specializzate in questa attività, che secondo le stime frutta ogni anno più di 900 milioni di euro in tutto il paese.

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