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La crisi vista dagli altri

Roma, 30 giugno 2022. Mario Draghi in conferenza stampa. (Augusto Casasoli, A3/Contrasto)

La stampa europea continua a seguire l’evoluzione della crisi di governo italiana.

Le Monde, Francia

“Nella sua infinita creatività, la vita politica italiana è capace di assumere le configurazioni più diverse, tanto che nessuna possibilità, anche la più nebulosa, può essere esclusa a prima vista”, scrive il corrispondente di Le Monde Jérôme Gautheret. “Il copione di una crisi di governo, invece, obbedisce a uno schema abbastanza immutabile. Tutto comincia con un periodo di latenza, durante il quale si forma l’opposizione tra due forze politiche di maggioranza. Poi il conflitto si cristallizza su un tema, questa volta sul decreto anticrisi, in particolare sulla costruzione di un inceneritore di rifiuti alla periferia di Roma. Ben presto questo argomento provoca una drammatizzazione e minacce di rottura, più o meno credibili. Da qui l’escalation è rapidissima, fino al momento dell’esito che prevede due scenari: le dimissioni del capo del governo o l’improvvisa scomparsa, dopo trattative dietro le quinte, del problema iniziale. È esattamente ciò che è successo nella giornata del 14 luglio”.

Secondo Le Monde, i mercati temono un ritorno del rischio italiano. “Le possibili dimissioni del premier italiano Mario Draghi potrebbero indebolire l’eurozona, sull’orlo della recessione, e complicare l’azione della Banca centrale europea (Bce). Il tumulto della vita politica italiana farà precipitare ancora una volta l’eurozona in una crisi esistenziale? Non ci siamo ancora, ma, a Bruxelles, lo scenario è nella mente di tutti. Dopo la crisi del debito del 2012 e il salvataggio della Grecia, l’Italia, con la sua vita politica instabile e il suo imponente debito pubblico – oltre il 150 per cento del prodotto interno lordo – è considerata l’anello debole della zona euro. L’arrivo al potere di Mario Draghi era stato applaudito come un miracolo negli ambienti europei. Già presidente della Bce (dal 2011 al 2019), con una solida reputazione internazionale, sembrava da solo in grado di attuare le riforme promesse dal piano europeo di ripresa da 750 miliardi di euro (di cui 209 miliardi per l’Italia), e rischiare di mettere il paese di nuovo sulla strada della crescita. A Bruxelles, come negli ambienti economici milanesi molto favorevoli a Mario Draghi, c’è un timore particolare che l’Italia, pesantemente penalizzata dall’impennata dei prezzi dell’energia, manchi l’occasione di ripresa offerta dal piano europeo. Vale a dire quella di avviare le riforme e la transizione energetica che le consentano di rompere dopo due decenni di crescita fiacca, disfunzioni della giustizia ed emigrazione dei giovani”.

El País, Spagna

Il quotidiano spagnolo considera come la crisi di governo italiana influirà sul conflitto in Ucraina: “Il presidente del consiglio italiano era emerso come una delle figure chiave dell’opposizione europea alla guerra scatenata da Vladimir Putin. Con Boris Johnson fuori combattimento nel Regno Unito, Emmanuel Macron indebolito all’opposizione del suo parlamento in Francia e Olaf Scholz troppo ambiguo in Germania, il premier italiano era diventato un leader morale insostituibile su questo tema. Le direzioni che potrebbe prendere la guerra, e le decisioni di Mosca sull’esportazione di gas e petrolio verso l’Europa, aprono un orizzonte di incertezza. In Italia, dopo 17 mesi di governo di unità e con l’avvicinarsi delle elezioni, originariamente previste per aprile, in questi mesi i vertici hanno cercato di restituire un’identità politica ai propri partiti. L’incidente che ha causato la richiesta delle dimissioni da parte di Draghi ha a che fare con la necessità del Movimento 5 stelle di frenare la perdita di consenso e la fuga dei parlamentari (la scorsa settimana sessanta di loro hanno lasciato il partito). Il capo del M5s Giuseppe Conte, due volte presidente del consiglio italiano, è oggi un leader debole, in balia degli sbalzi d’umore di ciò che rimane del partito antisistema”.

Financial Times, Regno Unito

Per il quotidiano finanziario londinese la crisi era inevitabile: “La rara stabilità portata alla politica italiana da Mario Draghi non poteva durare. Con l’aumento del costo della vita, la guerra in Ucraina e un pacchetto ‘antiframmentazione’ pianificato dalla Banca centrale europea, questo è il momento peggiore per la confusione. Questa settimana sarà cruciale, e non solo per l’Italia. La speranza è che Draghi rimanga presidente del consiglio il più a lungo possibile. La priorità è approvare il prossimo bilancio e portare avanti le riforme necessarie per sbloccare la prossima tranche del recovery plan dell’Unione europea. Qualunque sia il progetto definitivo della Bce, richiederà un minimo di stabilità politica. Inoltre la guerra ha gettato una lunga ombra sulla politica italiana, non solo perché ha fatto salire i prezzi dell’energia e dei generi alimentari, ma anche per i legami di lunga data con Mosca, provocando divisioni interne ai partiti. Che così tanto debba poggiare sulle spalle di Draghi, un tecnocrate non eletto, è un atto d’accusa alla classe politica italiana. È un’eco dell’imbarazzante incapacità all’inizio di quest’anno di trovare un successore – oltre a Draghi – per Mattarella, che è stato spinto all’età di 80 anni a svolgere un secondo mandato di sette anni”.

Politico, Belgio

Il sito d’informazione Politico fa un confronto tra le crisi di governo in corso nelle ultime settimane in Italia e nel Regno Unito, raccontando la storia del torneo Fantacitorio. “Per la maggior parte degli europei, la politica britannica è stata storicamente associata a uno stereotipo specifico: discreta e dignitosa nell’aspetto, indipendentemente da quanto possano essere senza scrupoli sia la sua politica interna sia quella estera. Più recentemente, tuttavia, molti dentro e fuori il Regno Unito sono stati colpiti dal crollo del decoro politico nel governo. Ma la risposta potrebbe essere arrivare dall’Italia grazie a Fantacitorio, un gioco fantasy concepito per dare un senso all’assurdità della politica”.

Come spiega Politico, “l’Italia ha affrontato a lungo domande sulla sua politica che sono simili a quelle che vengono poste oggi al Regno Unito e alla fine ha trovato una risposta: trattare la politica come un semplice gioco, con una versione fantasy per far giocare le persone in casa, proprio come il calcio. Guardando a un futuro post-Johnson in cui le nuvole economiche e geopolitiche si stanno accumulando all’orizzonte, il Regno Unito ha bisogno di un meccanismo simile. Dato che i paletti della costituzione britannica si sono dimostrati vulnerabili, dobbiamo escogitare nuovi meccanismi per disciplinare i politici – e questa potrebbe, senza dubbio, rivelarsi una soluzione divertente”.

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